Pitta mpigliata

La pitta mpigliata sarebbe un dolce natalizio, ma a noi piace così tanto, che lo preparo tutto l’anno

Con un tazza di cioccolata calda d’inverno, o con un the freddo d’estate, è un dolce da merenda adatto a tutte le stagioni.
Per la pasta:

  • 1 bicchiere di olio extra vergine di oliva,
  • 1 bicchiere di moscato,
  • 2 uova,
  • ½ kg. di farina,
  • ½ bustina di lievito per dolci.

Per il ripieno:

  • 250 gr. di frutta secca tritata (noci, nocciole, pinoli, mandorle, fichi),
  • 100 gr. di uva passa ammollata,
  • 250 gr. di miele,
  • un pizzico di cannella,
  • qualche chiodo di garofano,
  • zucchero se si preferisce più dolce.

Intiepidire l’olio e il vino, aggiungere le uova e la farina setacciata con il lievito. Si deve ottenere un impasto piuttosto sodo da lasciare riposare coperto per un paio d’ore.

Intanto preparare il ripieno amalgamando la frutta secca tritata al miele sciolto in un pentolino con la cannella e i chiodi di garofano polverizzati nel mortaio.

Stendere l’impasto per ottenere una striscia rettangolare piuttosto lunga (l’ideale è usare la “nonnapapera”).

Farcire la striscia con il ripieno preparato e arrotolarla per il lungo.

Tagliare il rotolo a metà (il procedimento è simile a quello dell’Angelica) e avvolgerlo su se stesso a spirale, lasciando la parte aperta verso l’alto. Sistemare la spirale nello stampo e cuocere a 180° per 1 ora e ½.

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“Dal latino “picta”, dipinta, la pitta mpigliata in origine era una focaccia decorata che veniva offerta dalle antiche genti italiche alle divinità femminili durante le feste e i rituali che si celebravano nei templi.

Questi pani di forma sferica, dipinti con figure e immagini inneggianti alla natura (es. spighe), vennero inglobati nella tradizione cristiana assieme agli antichi siti pagani trasformati in luoghi di culto della Madonna. La Pitta ‘mpigliata, divenne successivamente un dolce nuziale, come confermerebbe questo contratto di nozze del 1728: “… a far la bocca dolce ai commensali penserà la famiglia dello sposo, che a fine pranzo dovrà affaire la pitta ‘mpigliata preparata anzitempo curando che la pitta sia di finezza giusta”. Ancora oggi alcuni pranzi di matrimonio terminano con la pitta mpigliata, anche se è diventato d’uso consumarla per il Natale. Legata in particolar modo al territorio di Cosenza si prepara con i frutti raccolti in autunno, quali noci, mandorle, pinoli, uvetta, fichi secchi. L’esecuzione della Pitta richiede maestria e fantasia, infatti questo dolce può assumere numerose varianti morfologiche, fra le più famose quella a forma di fiore o di ferro di cavallo. Il termine ’mpigliata deriverebbe dalla fase di preparazione del dolce in cui la sua sfoglia è arrotolata e racchiusa in se stessa.” (http://www.taccuinistorici.it/)

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