Se volessi fare la sofisticata, lo chiamerei coq-au-vin; in realtà questo è il nome che mio figlio ha dato a questo piatto quand’era piccolissimo, e così è rimasto pollo ubriaco in secola seculorum.
Giusto ieri il Doc, mio paziente coinquilino a vita, mi chiedeva: “ma da quando non ubriachiamo un pollo?”
Ed eccolo qui. Quando non vado sul leggero lo preparo con tutti i pezzi del pollo, con un soffritto di cipolla e magari con i funghi.
Questa è la versione che (dopo le rassicurazioni del pediatra sull’evaporazione dell’alcool), preparavo a mio figlio; a volte sostituendo il burro con margarina o olio evo.
Ancora adesso, quando vado a trovarlo nella sua casa da “adulto” è un piatto che mi chiede spesso e ha contagiato anche la moglie!
Ingredienti:
- Due fette di petto di pollo a testa,
- un misto di sale, rosmarino, alloro, timo, salvia, maggiorana, basilico tritati fini,
- farina,
- burro,
- vino bianco.
Procedimento:
Passare le fettine di petto di pollo nel trito di erbe, poi nella farina.
Fare schiumare il burro in un tegame capiente e dare una veloce scottata alle fette di pollo.
Aggiungere un bicchiere di vino bianco leggero e lasciare evaporare.
Mettere le fette di pollo ubriaco nei piatti, fare addensare il sugo (se necessario, aggiungere ancora poca farina) e versarlo sulle fettine.