Ieri è stata la giornata mondiale della sicurezza alimentare.
E già questo mi fa un po’ ridere, e parecchio arrabbiare, perché sottintende la necessità di ribadirne l’importanza, visto che la sicurezza alimentare è un argomento, come dire, ampiamente trascurato. Ahimè.
Non ho ritenuto opportuno gettare nel calderone dei post, interventi, tweet, articoli e commenti, anche i miei: ho letto ed ascoltato con attenzione. Ho incamerato nozioni, ho silenziosamente applaudito alla marea di personaggi di ogni ceto, cultura ed interessi che hanno levato alto lo stendardo della sicurezza, dell’igiene, dell’importanza dell’alimentazione, del biologico, del chilometro zero e via cantando.
Perché sicurezza alimentare non vuol dire solo difendersi da avvelenamenti, o botulino (che, peraltro, è più facile prendere con le conserve casalinghe), bensì proteggere l’organismo da tutta una serie di attentati alla salute causati da una scorretta alimentazione.
Per pura coincidenza, è appena trascorsa la Pasqua. Oggi è tutto un proliferare di ricette su come riutilizzare il cioccolato delle uova avanzate (al 90% acquistate al supermercato), o come riciclare i resti delle colombe industriali ricche di grassi, conservanti, zuccheri. Uno scempio.
E’ pur vero che i prodotti industriali sono, generalmente, controllati e quindi, sotto alcuni aspetti, più sicuri di quelli “fatti in casa”; anche perché questi ultimi, proprio perché realizzati in maniera approssimativa, spesso non rispettano le regole della più stretta igiene. Quanti di noi sono convinti che l’ovetto fresco del contadino sia più sano di quello del supermarket? Quanti fanno il burro in casa pensando che sia più leggero di quello in commercio? Quanti impastano sul meraviglioso piano di granito che, poroso com’è, avrà assorbito nel tempo di tutto? Insomma, sfatiamo un mito: non sempre ciò che è fatto in casa è più sano, o più sicuro.
Con questo non voglio suggerire di comprare tutto e non produrre nulla: però, tra la crema di nocciole all’olio di palma del super, e una sana marmellata autoprodotto, c’è tutto un mondo.
Ho partecipato, poco tempo fa, al convegno “dalla Terra alla tavola” organizzato dalla FattoriaBiò, che trattava proprio la corretta alimentazione: sono intervenuti nutrizionisti, pediatri, dietologi, agronomi: ad un passo dall’Expo l’argomento è all’ordine del giorno. Il problema è che la crema di nocciole del supermercato continua a piacere più delle marmellate di frutta, e chi dovrebbe diffondere l’importanza del mangiare sano, corretto e sicuro, foodblogger in primis, (e qui recito un mea culpa perchè non ritengo di essere immune da errori alimentari, ma ci sto lavorando), continua a seppellirci di veleni cremosi perché, si sa, a noi interessa il numero di fans, non la loro salute.
Riflettiamoci. Non solo il 7 aprile, ma anche l’8, il 9, il 10…
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