Per pura curiosità, ho lanciato una ricerca sul web: ricetta facile e veloce.
Lo sgomento iniziale è causato dalla lettura della ricetta facile dell’inimmaginabile ed innovativo sandwich di biscotti (comprati) farcito di panna montata e genialmente intinto nella glassa al cioccolato (“si vende pronta! Due minuti in acqua calda e potete già utilizzarla!”) e piazzati in freezer, tra i primi risultati della ricerca. Ora la domanda è: si mangiano direttamente dal freezer, duri ed insapori, o si aspetta che si sciolgano e la panna diventi acquetta colante sui miseri resti dei wafer mollicci?
Cerco qualcosa un po’ più, come dire, consistente. Trovo il pane (del supermercato) riempito con formaggio e passato, udite udite, nel microonde. Questa si che è una ricetta (sic!)
“Metti le fragole a pezzetti in una ciotola e ricoprile con la panna montata della bomboletta spray”
“Disponi la rucola ed il salmone sul pane per tramezzini, poi arrotola e taglia a rondelle”
“Crema facile e veloce senza cottura: sbatti insieme nut…a e mascarpone”
(…) I puntini sono alcune considerazioni personali che lascio alla fervida immaginazione del lettore. In realtà, ciò di cui mi sto rendendo spaventosamente conto, è la difficoltà di scrivere una “ricetta” che sia tale, ma che sia, soprattutto, facile e veloce.
Ricetta facile, dicevo. Dal punto di vista della realizzazione, anche la ricetta più complessa ed intricata può diventare facile, se ben spiegata. Quello che è estremamente difficile è, per l’appunto, spiegarla bene.
Faccio l’esempio di una qualunque pasta frolla: “un uovo, 200 gr. di farina, 100 gr. di burro, 50 gr. di zucchero“.
La ricetta, ahimè, è mia. Faccio ammenda, mi cospargo il capo di cenere, ma non la cancellerò mai dal mio blog perché in ogni momento voglio avere ben chiaro il “da dove arrivo” e “dove sto andando”. Chiamiamolo bagno d’umiltà.
Quella frolla risale ai tempi in cui, per la smania di crescere, farsi conoscere, farsi spingere in alto, partecipare ad iniziative che avrebbero portato la tanto agognata “visibilità”, si postava ogni giorno, anche due volte al giorno, e la qualità, ça va sans dire, ne pagava lo scotto.
Oggi, quella ricetta facile la riscriverei, per cominciare, così: 55 gr. di uovo intero, leggermente sbattuto (non deve montare) in una ciotola con la forchetta, o una frusta; 200 gr. di farina 00 biologica, 10/11 % di proteine, setacciata due volte; 100 gr. di burro possibilmente autoprodotto da panna fresca, non salato; 50 gr. di zucchero semolato finissimo.
Ecco, questo per me è crescere.
Con la prima ricetta si ottiene comunque una frolla (vi risparmio la descrizione della lavorazione). Con la seconda ricetta, si ottiene comunque una frolla. Però, sono diverse. E qui subentra il rispetto per chi mi segue e legge il mio blog, e si fida di ciò che suggerisco.
Chi dovesse eseguire la prima ricetta potrebbe essere soddisfatto del risultato, ma potrebbe anche
a) utilizzare un uovo “grande”, quindi di peso superiore al necessario;
b) prendere la prima farina che capita, magari un rimasuglio trovato in casa, di Manitoba o di 0;
c) usare un burro qualunque, economico;
d) prendere dello zucchero granuloso o troppo umido.
I risultati sarebbero notevolmente diversi.
Ora, senza entrare nel merito della ricetta in sé e dei mille modi di fare la frolla, credo che nel momento in cui un blogger inizia ad avere un certo seguito, si assume anche delle responsabilità. E si deve stare molto attenti a ciò che si consiglia, perché chi ci legge si fida di noi.
Dunque, bisogna essere consapevoli del fatto che possiamo causare danni e spiacevoli conseguenze, se non stiamo più che attenti a ciò che postiamo.
Essere foodblogger vuol dire studiare, capire, sperimentare, conoscere, E POI diffondere.
Facciamo attenzione: abbiamo un’arma potente in mano e con la salute della gente non si scherza. E non si prendono in giro le persone che ci danno fiducia.
Prima di scrivere una ricetta, controlliamo mille volte che sia scritta bene, in maniera comprensibile, con tutte le indicazioni necessarie, e che sia di sicura riuscita.
Prima di consigliare qualcosa, fermiamoci un attimo a riflettere sul fatto che magari qualcuno lo farà davvero.
Condivido appieno il tuo pensiero! Io per prima perseguo anche la “logica del mercato”, ma sempre con coscienza e serietà. E’ verissimo, noi diffondiamo “cultura culinaria”, ed informarsi e dare le giuste informazioni è secondo me un “dovere morale”, è ciò che contraddistingue un contenuto di qualità. Brava!
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Grazie, cara Stephanie, ho sempre seguito ed apprezzato il tuo lavoro perchè è svolto con serietà e professionalità, e il tuo apprezzamento è davvero molto gradito!
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