Di agrumi d’ogni specie, misura e sapore, l’inverno è generoso: portano colore ed allegria in una stagione fredda e poco luminosa.
Tuttavia è difficile condensare in un solo articolo l’immenso mondo degli agrumi; in particolare se si vuole parlare di una terra che di agrumi è ricca, in quantità ed in varietà, e che ha tanto, ma proprio tanto da raccontare.
La Calabria, come tutti sanno, è una regione particolare per la sua estensione in lunghezza, che crea una varietà infinita di condizioni climatiche e geologiche.
Bagnata da due mari e attraversata dall’Appennino che culmina nel massiccio dell’Aspromonte, offe anche la peculiarità dell’altopiano silano, il più esteso d’Europa e unico nel suo genere.
Il clima, caldo e soleggiato, prettamente mediterraneo, da vita a innumerevoli coltivazioni di agrumi, di specie diverse.
Come non parlare del bergamotto, unico nel suo genere? Il più pregiato, il più profumato, il meno conosciuto degli agrumi, coltivato nella provincia di Reggio Calabria ed utilizzato solo per l’industria dei profumi, fino a quando non si sono scoperte le sue qualità benefiche e curative.
Risalendo l’immaginaria via del Sole, incontriamo le estese coltivazioni di arance, dai tarocchi alle navel, alle maltesi, tra le quali fanno capolino i piretti e i pomi d’Adamo, ibridi tra limone e cedro i primi, tra arancia e piretto i secondi. E poi il pomelo, grosso, poco succoso e dalla buccia spessa. Uno dei capostipiti della specie.
Lungo la litoranea tirrenica, tra attraversiamo la riviera dei cedri. Non è un caso se si chiama così. I cedri, enormi, che arrivano a pesare oltre un chilo, piegano e spesso spezzano i rami degli alberi che popolano la zona.
Succhi, marmellate, creme, canditi. Una miniera di gusto e bontà.
Sul versante jonico, invece, incontriamo, ma solo se sappiamo dove cercare, il limone di Trebisacce. Pochissimi gli appezzamenti in cui viene coltivato questo limone particolare, fortemente aromatico e dal gusto inconfondibile. I liquori prodotti con le sue bucce sono distribuiti, a gocce, solo a pochi eletti.
Tra cedri e limoni, non potevamo non incontrare i mandarini. O, per meglio dire, le notissime “clementine” di Corigliano. Dolcissimi e senza semi, sono stati oggetto di studio da parte di delegazioni di tutte il mondo (l’ultima proveniva da Israele) desiderose di intraprenderne la coltivazione nei loro paesi, ma rientrate in patria sconfitte. Pare, infatti, che la particolarità delle clementine sia dovuta alle condizioni, oltre che del sottosuolo e dell’acqua, anche climatiche. Trovandosi al centro di due mari, in territorio sopraelevato e schermato dal massiccio del Pollino, si creano dei vortici di correnti irripetibili che danno vita a questi mandarini così particolari.)
Al termine di questo soleggiato itinerario, qualche suggerimento su come sfruttare in cucina questi meravigliosi prodotti.
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E’ vero Anna Laura, impossibile condensare in un articolo, gli agrumi della nostra penisola e sono articoli come il tuo, che aiutano a conoscerli meglio.
Ho adocchiato le ricette…a breve, ci faccio un giro!!
Grazie mille
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Grazie Aurelia e complimenti per il tuo articolo, è stato un piacere leggerlo!
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