Avevo 14 anni quando andai a vedere “L’esorcista” con la mia amica del cuore, Sofia, e suo fratello Francesco, un poco più grande di noi, che ci prese in giro per tutta la durata del film.
Ci tappavamo gli occhi, lanciavamo gridolini, ci abbracciavamo per farci coraggio, e lui a ripeterci: “Fifone, bamboccione, vergognatevi!”.
La sera rimasi a dormire da lei, sapevamo che sarebbe stata una nottataccia. Ad un certo punto Sofia non resistette e chiamò la mamma “Mamma, ho paura, non riesco a dormire, posso venire nel tuo letto?” La risposta fu: “No, c’è già Francesco”.
Tra i vari siti, blog, testate, riviste con cui collaboro, uno dei più prolifici ed interessanti è sicuramente Libricette.eu.
Creato dalla bravissima Paola Uberti, è una fonte inesauribile di idee che propone in pdf interamente scaricabili, molti dei quali gratuitamente.
Per uno di questi pdf ho creato questa ricetta di bavarese al pesto di rucola che è entrata di diritto nel menu che propongo a chi mi chiede la realizzazione di un buffet di mare, oppure tra le portate che servo ai miei ospiti. Continua a leggere “Bavarese al pesto di rucola con gamberi piccanti”→
Le pizzette da buffet gluten-free le ho realizzate per la prima volta in occasione di una degustazione che la Farmacia Peluso di Montalto Uffugo mi ha chiesto di organizzare per i propri clienti in occasione di San Valentino. Continua a leggere “Pizzette da buffet gluten-free”→
Alici fritte in pastella, le loro codine malefiche e una serata da incubo al pronto soccorso.
Il mio pesciarolo mi aveva chiamata: “signò, l’alici grossi ‘i vuliti? Sù frischi frischi!” Come rispondere di no a tale delicato invito? Così prendo il mio bravo cartoccio, poi torno indietro con una perfetta piroetta che étoile lèvati: “ma come si puliscono?”.
Non mi ride in faccia perché è comunque un signore, ma io vorrei sprofondare. E vabbé, non le ho mai pulite, e allora? C’è una prima volta per tutto. Così mi mostra i due modi più semplici.
Metodo A, per pesci più piccoli da friggere appena infarinati: prendere la testa, ruotarla e tirare. Viene via tutto in un fiat. Una sciacquata e sono pronti.
Metodo B, se sono più grandi e volete utilizzarli impanati, o impastellati, o magari per un tortino: aprirli lungo il ventre (lui usa il dito, io ho usato un coltellino e ci ho messo il triplo del tempo), staccare la lisca dalla coda e tirare: viene via la testa con le interiora. Il risultato è questo:
E con questo, direi che la ricetta è bell’e fatta. Le ho passate in una pastella simil tempura, composta da 300 g di farina di riso, un pizzico di sale e 200 ml di birra chiara ghiacciata (la ricetta è di Csaba dalla Zorza).
Ho fritto le alici in pastella in olio di semi di girasole, e le ho mangiate al momento, scottandomi le dita e il palato, che si è istantaneamente anestetizzato. Al punto da non accorgermi di avere mangiato anche una malefica codina che mi si è piantata in gola.
Dopo una mezz’ora di tosse, un chilo di mollica di pane, due litri di acqua, alle soglie dell’asfissia, mi decido ad andare al pronto soccorso, dove asportano la codina con una pinza sottile e lunga mezzo metro, che solo a vederla avevo quasi deciso di passare alla storia come “la foodblogger con la codina”, peccato che non sarei stata qui a vedere la mia gloria.
Per cui, un consiglio: ricordate che la coda delle alici in pastella serve solo per tenerle mentre si mangiano con le mani, come impone il galateo casalingo.
Il mio open sandwich, in realtà, non è altro che una fetta di pane con pomodoro, uova sode e maionese.
Il punto non è la preparazione in sé, ma la tradizione e la cultura che ci sono dietro.
Parliamo di scandinavia, e di smørrebrød (che verrebbe dire “pane e burro”).
Questi allegri, invitanti e gustosi sandwiches aperti si preparano con il tipico pane scuro di segale, il rugbrød, che è un pane pesante dal gusto lievemente acido, spesso arricchito da spezie o semi, che si vende già affettato e pronto all’uso. Continua a leggere “Il mio open sandwich per il Club del 27”→