Il “ Taste of Excellence ” di Roma mi accoglie con le sue vetrate, nelle quali si specchia la fila di persone in attesa dell’apertura.
L’accredito stampa al Taste è più veloce, ed il nome “Ristoword” apre le porte. L’hostess mi consegna il pass con un sorriso.
Il programma di questa rassegna prevede cookingshow, convegni, lezioni di cucina, degustazioni, oltre alle ovvie esposizioni pubblicitarie di prodotti e servizi attinenti al food.
Mi avvio per un primo giro perlustrativo in questo ambiente non grandissimo e sfruttato fino all’ultimo millimetro. Noto subito che i settori più rappresentati sono quelli delle scuole di cucina e dei produttori di vini. Qualche prodotto di nicchia, ma pochi, e qualche fornitore di attrezzature per cucina.
Per degustare i vini è necessario munirsi di bicchiere, depositando 5 euro di cauzione, da recuperare al momento della restituzione del bicchiere. Un’occhiata al pass e mi viene risparmiata la cauzione: la forza della stampa!
Assaggio alcuni vini di produttori locali, assorbendo tutte le nozioni che vengono fornite dagli attentissimi e cordiali espositori, registrando anche l’iniziativa di Gianmarco Tognazzi di commercializzare il vino che il compianto padre Ugo produceva per gli amici invitati alle sue famosissime cene.
Passo alla saletta del Taste of Excellence dove nei tre giorni dell’evento si sono susseguiti convegni e talk show molto interessanti e seguiti, su come creare una food experience, con chef del calibro di Danilo Bei e Daniele Usai; sull’olio extravergine d’oliva, mai al centro dell’attenzione come ora; sulle donne di successo, con la presentazione dell’ Associazione Italiana Food Blogger a cura della Presidente Anna Maria Pellegrino.
Mi è piaciuto molto quello in cui si è parlato della professione dello chef, delle possibilità future, del percorso di studio, delle doti necessarie. Partecipavano al talk show alcuni titolari di note scuole di cucina, come Maria Teresa Meloni, Antonella Ricci, Sandro Masci e Rossano Boscolo.
Ed è proprio Rossano Boscolo, della famosissima Boscolo Etoile Academy, a spiegarmi quanto sia importante capire se i ragazzi che si presentano alla sua scuola siano veramente motivati fin nel profondo: “si inizia da zero ed il percorso è difficile, tutto in salita. Ma se si ha costanza e cuore, si arriva. E poi bisogna avere l’umiltà di riconoscere i propri errori e la lungimiranza per guardare oltre. Ormai anche la professione dello chef è internazionalizzata e non bisogna aver paura di guardare oltre i confini.”
Vado nello spazio dedicato alla Taste of Excellence Academy, dove si realizzano per il pubblico ricette dedicate al cinema italiano. La domenica è proprio la Boscolo Academy a tener banco per tutto il giorno, con squisite creazioni sui temi “Fantozzi”, “Lo chiamavano trinità”, “Il nome del figlio”, mentre il lunedì, con la rinomata scuola di cucina “Les Chefs Blancs” si parla di “Acqua e sapone”, “La grande bellezza”, “Un americano a Roma”.
E’ proprio il piatto abbinato a quest’ultimo film, che mi colpisce particolarmente, nella sua ricercata e raffinata semplicità. Niente altro che un piatto di spaghetti al pomodoro, ma, attenzione: il sugo è ottenuto frullando pomodorini confit, la cottura è precisa al secondo, il parmigiano è servito sotto forma di gelato. Insomma una rivisitazione che dimostra come in cucina non sia necessario inventare, o strafare, per essere apprezzati. Complimenti a Sandro Masci ed ai suoi chefs blancs.
Torno ai talk show e seguo con allegria quello intitolato: “Come sarà il ristorante del futuro? Divertente…” Qui alcuni chef hanno dato davvero il meglio, parlando in tono serio e competente, ma inframmezzato da battute, delle prospettive delle nuove location e di cosa realmente vuole il pubblico. Momenti di grande divertimento con lo spirito e l’arguzia di Giuseppe Di Iorio, Fabio Pecelli, Michelino Gioia.
Nella zona dei cookingshow si entra a stento. Faccio qualche nome a caso: Cristina Bowerman, Francesco Apreda, Davide Del Duca, Marcello Trentini. Piatti da sogno, disponibilità da parte degli chef nello spiegare al pubblico le loro preparazioni, creazioni fantasiose ed abbinamenti riuscitissimi.
Ritrovo il giovane chef Michelino Gioia, che presenta un piatto che mi rimane particolarmente impresso, per il perfetto equilibrio dei sapori e per la semplicità con cui lo spiega ai presenti, rivelando trucchetti che altri terrebbero ben nascosti. I suoi ravioli alla fontina d’alpeggio con tartufo bianco, cicoria ripassata e composta di cipolla rossa regalano un’esperienza multisensoriale appagante.
Lo attendo al termine dello show, lo avvicino e lui, cordialissimo e sorridente, risponde così alle mie domande, regalandomi anche uno scoop in anteprima.
“ Chef Michelino Gioia, del ristorante “The Ceasar” di Ladispoli, vero?”
“Si, ma dopo tredici anni, con dispiacere, ma con tanta energia ed ambizione, mi sposto a Roma, in Parco dei Principi, con un progetto totalmente nuovo: un ristorante con cucina a vista e terrazzo. L’apertura è prevista a primavera.”
“Dunque a primavera saremo presenti all’inaugurazione del nuovo ristorante, che si chiamerà…?”
“E’ ancora in embrione. Abbiamo appena fatto l’amore e non sappiamo ancora cosa nascerà” mi dice ridendo “mi piacerebbe usare in qualche modo il mio cognome, nel significato di gioia della degustazione, gioia del cibo, gioia della convivialità.”
“Che tipo di cucina sarà?”
“Una cucina che rispecchierà la mia identità: semplice, genuina, utilizzando le risorse del territorio, ma con aperture a sperimentazioni e novità e senza preclusioni all’utilizzo di prodotti anche estranei a queste zone.”
“Cucina prettamente italiana, o anche straniera?”
“Italiana, con tecniche francesi. Ho avuto chef francesi ed esperienze con Alain Ducasse e ritengo che le loro tecniche in cucina al momento siano le migliori. D’altro canto, i nostri prodotti sono ineguagliabili e la cucina mediterranea è la cucina del benessere. Paradossalmente, più apprezzata all’estero che in Italia”
“Cosa possiamo fare per valorizzare di più la nostra cucina nel nostro Paese?”
“Basterebbe utilizzare di più le nostre risorse, pensare alla semplicità più che a stupire l’ospite, che di sicuro apprezza di più una buona zuppa di lenticchie della Tuscia, piuttosto che le polverine o le salse elaborate” .
La gioia della semplicità, sarà quindi il leit-motiv del nuovo ristorante di Michelino Gioia, che nel salutarmi mi regala un abbraccio, una foto e l’invito al suo nuovo ristorante.
Per quello che ho visto e sentito al Taste of Excellence, prevedo un futuro in costante ascesa per la cucina italiana. Tra vecchie glorie e nuove risorse, c’è una continuità che sfocia nella crescita e nell’innovazione. E EatParadeBlog ci sarà.