Col cavolo, cavolo a merenda, non diciamo cavolate.
Ma perché della “brassica oleracea” si parla sempre in accezioni negative? Come di qualcosa di insipiente, inconsistente, fuori contesto, che non c’entra, che non vale. In parte per la sua enorme diffusione, che lo rende di scarso valore commerciale.
Eppure entra quasi dappertutto, in tutte le sue sfumature. Con carne, pesce, nelle minestre, nelle insalate, crudo, cotto. E a proposito di sfumature, ma avete visto quanti colori? Dal bianco al viola, passando per il verde, il rosso, il rosa.
E la bellezza geometrica del mistero frattale nelle sue spirali e nelle sue cime? Il broccolo romano è tuttora oggetto di studio accurato, per la precisione nella ripetizione dei suoi disegni.
Per non parlare della ricchezza interiore: ha più ferro della carne, è ricco di fibre e di calcio, è antinfiammatorio, disintossicante ed antitumorale. E scusate se è poco.
C’è da comporre un poema, ma sarebbe un poema del cavolo e, come tale, trascurato dal pubblico e dalla critica.
Per cui, ci limitiamo a mangiarlo, in tutti i modi sperimentati e anche qualcuno in più.
Tra l’altro, c’è da dire che in Calabria il cavolo ed in particolare la verza, ha una lunga tradizione, legata in particolare al periodo immediatamente dopo capodanno, quando si tiene, nei paesi e nelle contrade della presila e non solo, la controversa sagra del maiale. Alla gran festa conseguente all’uccisione dell’animale, sono serviti piatti in cui la verza la fa da padrona: dagli involtini all’accompagnamento di stufati e brasati, alla semplice insalata di contorno.
Alcune delle mie ricette:
Polpette con verza
Cavolo stufato all’aceto
Fagottini di cavolo cappuccio
Ravioli con cavolo viola e raviggiolo
Involtini di verza e riso integrale
Rosso relativo per la minestra allegra