Ciliegie alla crema di latte e grappa

Ciliegie al dolcelatte

CILIEGIE ALLA CREMA DI LATTE E GRAPPA

Per 4 persone

  • 12 ciliegie sode e intatte
  • Un vasetto di crema “Dolcelatte alla grappa
  • 600 ml di acqua
  • 400 g di zucchero
  • Un bicchierino di grappa
  • 100 g di panna fresca
  • 100 g di cioccolato fondente da copertura

Per le cialdine:

  • 40 g di farina
  • 40 g di burro
  • 40 g di zucchero
  • Un albume d’uovo

Lavare le ciliegie senza togliere il nocciolo e il picciolo.

Portare ad ebollizione l’acqua con lo zucchero in un tegame largo e basso e immergervi le ciliegie.

Ciliegie al dolcelatte

Dopo 5 minuti toglierle e lasciarle raffreddare su una gratella.

Ripetere questa operazione altre quattro volte.

A questo punto snocciolarle delicatamente.

Ciliegie al dolcelatte

Con una siringa per dolci farcirle con la crema “Dolcelatte alla grappa” e rimettere il picciolo.

Tenerle nel freezer per mezz’ora.

Proseguire l’ebollizione dello sciroppo fino a quando si sarà ristretto come una glassa.

Aggiungere il bicchierino di grappa. Se si preferisce meno alcolico, la grappa si può unire in cottura.

Montare la panna ed amalgamarla lentamente con una frusta alla crema “Dolcelatte alla grappa” rimasta.

Farla raffreddare in frigo per almeno mezz’ora.

Montare a neve ben ferma l’albume d’uovo con qualche goccia di limone.

Sciogliere il burro a bagnomaria e unire lo zucchero.

Aggiungere delicatamente l’albume d’uovo e la farina setacciata, alternandoli.

Ritagliare dodici quadrati di carta da forno e spandere su ognuno un cucchiaio di impasto, allargandolo bene a formare un cerchio sottile e di circa 6/7 cm di diametro.

Infornare a 180° per 5/10 minuti, fino a quando inizieranno a dorarsi i bordi.

Modellare le cialdine ripiegando i bordi del foglio di carta, oppure ripiegandole sopra un bicchierino, o un tappo. Per facilitare l’operazione è consigliabile cuocerle una alla volta.

Sciogliere a bagnomaria il cioccolate ed immergervi le ciliegie farcite.

Versate nel piatto da portata, o nelle monoporzioni un cucchiaino di sciroppo di cottura delle ciliegia, creando dei disegni a raggera con l’aiuto di uno stuzzicadenti.

Su ogni raggera sistemare una cialdina.

Farcire le cialdine con la mousse di crema “Dolcelatte alla grappa” e panna montata.

Completare con le ciliegie.

Ciliegie al dolcelatte

Ricetta realizzata per “Libricette.eu

La mia torta di ciliegie e melassa di melagrana per il Club del 27

La torta di ciliegie e melassa di melagrana di Jason Schreiber non è semplicemente buona.

E’ ricca, è speziata, è liquorosa, è soffice, è profumata. Insomma è un “mai più senza”.

Basti dire che mi ha convinta a riprendere in mano il mio blog, abbandonato da mesi causa trasloco e impegni vari. Continua a leggere “La mia torta di ciliegie e melassa di melagrana per il Club del 27”

Coppette di crema al cioccolato con ciliegie sciroppate cotte sousvide

Coppette di crema

Sempre per la serie “famolo strano”, che è ciò che capita quando si segue l’MTChallenge, ecco un’altra proposta di dolce preparato con il metodo di cottura sousvide.

Le consistenze sono praticamente identiche ai metodi di cottura tradizionali, ma i sapori sono come amplificati, non essendoci alcun tipo di dispersione di aromi e altre caratteristiche nutrizionali.

Esperimento decisamente riuscito! Continua a leggere “Coppette di crema al cioccolato con ciliegie sciroppate cotte sousvide”

Mostarda di uva fragola e ciliegie – miracoli di Calabria

Il Servizio Cittadinanza delle Donne e Culture delle differenze/Centro Donna, il Centro Culturale Candiani del Comune di Venezia e l’Associazione culturale “Voci di carta”, hanno raccolto, nei primi mesi del 2015, una serie di racconti legati al cibo, e li hanno pubblicati in un libro dal titolo “Impiattiamo la vita”.

Oggi è arrivata la mia copia del libro.

Mi spetta perché, immodestamente, tra gli autori ci sono anch’io.

Non sono una scrittrice, ed il mio racconto è stato scritto velocemente e di getto, senza quasi pensarci, anche perché è scolpito nella mia mente, per averlo sentito narrare tante volte dalle “memorie storiche” della famiglia.

Spero di avere trasmesso tutto il mio grande amore per la Terra di Calabria, povera di mezzi, ma ricca di frutti; la Terra dove “si muore di povertà, ma non di fame”, perché i prodotti che altrove vengono coltivati in serra e venduti come beni preziosi, quaggiù si trovano lungo le strade, alla portata di chiunque: dalla cicoria agli asparagi, dalle susine ai fichi d’india, dalle castagne agli agrumi di ogni tipo. Senza dimenticare i freschi e gustosi abitanti di un mare ancora, in molti tratti, incontaminato e cristallino.

Il racconto (lo trovate subito dopo la ricetta) fa riferimento ad una ricetta che, come tutti i miracoli, accade solo in determinati luoghi, e solo per brevi periodi:

La mostarda di uva fragola e ciliegie di mamma Né.

Nata per caso e possibile solo nel Sud Italia, dove l’estate dura abbastanza a lungo da permettere di trovare, contemporaneamente, uva fragola e ciliegie, questa mostarda non richiede zucchero. Al posto della canonica senape si aggiunge il peperoncino. Si realizza anche con sola uva, oppure con i fichi. E’ prudente non attendere troppo a lungo per consumarla, ma si conserva comunque per 3/4 mesi.

Viene utilizzata in accompagnamento a carni dal sapore forte, come la selvaggina.

Ingredienti:

  • 1 kg. di uva fragola
  • 250 gr. di ciliegie
  • 1 mela verde
  • 5 chiodi di garofano
  • 1 peperoncino

Mettere l’uva e le ciliegie, ben lavate, in una pentola dai bordi alti e cuocere a fuoco vivo per una decina di minuti, fino a quando iniziano ad ammorbidirsi.

Passarle nel setaccio e rimettere il composto sul fuoco, aggiungendo la mela verde sbucciata e tagliata a pezzettini o, meglio ancora, frullata.

Asportare i semi dal peperoncino, chiuderlo in una garza insieme ai chiodi di garofano ed aggiungere al resto.

Cuocere a fuoco lento per 40/50 minuti: deve raggiungere la consistenza di una confettura.

Nel frattempo, sterilizzare i vasetti ed i coperchi facendoli bollire.

Riempire i vasetti con la mostarda bollente, chiuderli bene e farli raffreddare capovolti.

C’u culu ruttu e senza cirasa

Nel piccolo paesino della presila calabrese a ottobre era ancora piena estate. Già i primi grappoli d’uva, grossi e succosi, pendevano dagli intrecci dei vigneti e le prime clementine si sostituivano ai piccoli fiori bianchi, ma nel terreno di Ciccio il vecchio e maestoso ciliegio regalava ancora i suoi rossi e lucidi frutti. L’unico ciliegio del paese: una rarità, invidiato da tutti e guardato a vista dal proprietario che, tuttavia, in quel momento non c’era. Come resistere alla tentazione? Così, senza pensarci due volte, i due furfantelli erano entrati nella proprietà: Nicolino si era arrampicato e gettava a terra le ciliegie che il cugino Micuzzo raccoglieva nella maglietta. Proprio quando avevano ormai svuotato l’albero dalle sue ricchezze e Nicolino era saltato giù dal ramo più basso, era arrivato il legittimo proprietario, inferocito.   “Fuja Nicò, fuja!” “Corri, Nicola, corri!”  gridò  Micuzzo. Ma Nicola era più piccolo di lui, aveva solo cinque anni e le gambette corte, e per il contadino che lo inseguiva gridando “ladro, si ti pigliu t’ammazzu” fu uno scherzo acchiapparlo per la maglietta e strattonarlo, rifilandogli un sonoro scapaccione. Nel 1936 il telefono azzurro non esisteva ancora, i genitori erano ben felici quando qualcuno si sostituiva a loro nel ruolo di educatore e comunque Nicolino non si sarebbe mai sognato di protestare: sapeva bene di essere in torto, la sculacciata ci stava tutta, ma quelle ciliegie erano troppo appetitose per resistere, e poi lui ad arrampicarsi era più agile di un gatto! Nel frattempo Micuzzo, otto anni e gambe lunghe, si era dileguato con il maltolto. “Chi era l’altro? Era Micuzzo d’a timpa, vero? Dimmelo!” Ma Nicolino, sebbene piccolo, conosceva già l’importanza dell’omertà: non si parla, non si confessa, non si tradiscono gli amici. Così, non rispose e si lasciò trascinare, camminando tutto di traverso perché il contadino lo teneva saldamente per l’orecchio. Micuzzo, nel frattempo, era arrivato alla sua casa, affacciata sul pendio scosceso, la timpa da cui derivava il soprannome che lo distingueva dagli altri Micuzzi del paese. La madre stava pazientemente ripulendo gli acini della profumata uva fragola che poi gettava nel pentolone dove altra uva già bolliva, per preparare per la sua solita mostarda. “Ohi mà, ammuccia, ca Cicciu m’ammazza!” gridò  Micuzzu, rovesciandole in grembo le ciliegie: la mamma comprese in un attimo l’accaduto, prese le ciliegie e le versò nel pentolone, rimestando con la cucchiara di legno dal lungo manico. “Tu siediti, e continua a pulire!” Ciccio arrivò ansimando in quel momento, con il malcapitato Nicolino, che guardando Micuzzo strinse le labbra per fargli capire che lui, uomo d’onore, non aveva parlato.   Il contadino si trovò  davanti ad un tranquillo quadretto fa- miliare: il ragazzino, seduto sulla bassa sedia di legno, che puliva uva fragola e la madre che mescolava nella pentola un rosso intruglio che profumava non tanto di uva, o di fragole, quanto,  stranamente, di ciliegie. Il povero Ciccio restò perplesso ma, davanti ai fermi dinieghi della madre di Micuzzo e non avendo prove, fu costretto ad andarsene, per nulla convinto, a mani vuote. Ottenne una piccola vendetta con Nicolino, il quale, avendole buscate sonoramente dal padre, e senza aver assaggiato una sola ciliegia, nemmeno con il verme, restò, come nel famoso detto, “c’u culu ruttu e senza cirase”. Micuzzo prese una sonora cucchiarata sul didietro dalla madre, che, però, era pur sempre sua madre e gliele perdonava tutte. Mangiarono insieme i pochi frutti rimasti nelle tasche di Micuzzo, e dall’improvvisato miscuglio bollente che nascondeva l’ennesima marachella dell’irrequieto birbante, nacque la mitica confettura di uva e ciliegie di mamma Né.

Confettura di ciliegie nere al kirsch – metodo Ferber

Questa confettura di ciliegie nere

è chiamata dalla sua autrice, Christine Felber, “confiture de Monsieur”, forse per via del kirsch, che la renderebbe adatta solo al “sesso forte”. Béh, io non temo certo un goccio di kirsch, per cui l’ho preparata e credo anche che la finirò molto presto.

Da quando ho comprato i libri della Felber, non solo mi si è aperto un mondo di conserve e marmellate, (che con il suo ormai arcinoto metodo riescono alla perfezione), ma ho anche rispolverato il mio francese arrugginito, per cui le sono doppiamente grata.

La mia traduzione è approssimativa, e rivisitata, ma deve essere giusta, perché il risultato è strepitoso!

Ingredienti:

  • 1.500 kg di ciliegie nere da pulire. (in realtà la ricetta originale prevede 1.250 di ciliegie e 250 di lamponi, ma questi ultimi li ho usati tutti QUI )
  • 800 g di zucchero il succo di un piccolo limone
  • 200 g di gelatina mele verdi
  • 30 g di kirsch (3cl)

Lavate ed asciugate le ciliegie, snocciolatele e pesatele (devono essere circa 1 kg. e 2 etti).

Mescolatele in una terrina con lo zucchero ed il succo di limone.

Dopo un’ora di macerazione versate il tutto in una bassine à confiture, o comunque in una pentola di alluminio o di rame non stagnato.

Subito prima dell’ebollizione, appena l’acqua comincia a muoversi (si dice “al fremito”) spegnete il fuoco e versate nuovamente in una terrina, coprite con carta forno e lasciate al fresco per tutta la notte.

Filtrate il tutto, poi versate il succo nella pentola. Aggiungete la gelatina di mele verdi e fate bollire per cinque minuti (se avete il termometro regolatevi sui 105/108°).

Schiumate ed aggiungete le ciliegie nere, e fate bollire fino a raggiungere la densità voluta (versate un cucchiaino di composto su un piattino inclinato: se scende molto lentamente, o si ferma, la confettura è pronta).

A questo punto aggiungete alla confettura di ciliegie nere il kirsch, versate nei vasetti precedentemente bolliti per 20 minuti, chiudete bene e capovolgete fino al raffreddamento per ottenere il sottovuoto.

Diplomatica con ciliegie

La torta diplomatica

è tra i dolci più conosciuti. Pan di Spagna, crema, pasta sfoglia: ci sono tutti gli ingredienti per accontentare i gusti di chiunque. In questa versione è resa ancora più ricca dall’aggiunta delle ciliegie.

Per preparare la diplomatica ci vuole molto tempo, proprio perché composta da ingredienti ed impasti diversi. Occorrono: pasta sfoglia, crema pasticcera, pan di Spagna, ciliegie snocciolate, maraschino, un cucchiaio di zucchero semolato, zucchero a velo per coprire.

Preparate la crema pasticcera e lasciatela in frigo coperta da pellicola a contatto.

Mettete le ciliegie a macerare nel maraschino con un cucchiaio di zucchero.

Sistemate in uno stampo quadrato o rettangolare la pasta sfoglia in strato sottile e cuocetela in forno a 200°, senza farla dorare troppo. Preparatene due uguali. Se avete fretta potete utilizzare quella già pronta.

Cuocete il pan di Spagna nello stesso stampo della sfoglia.

Amalgamate le ciliegie ben scolate alla crema pasticcera ed aggiungete poca acqua allo sciroppo rimasto.

Componete la diplomatica: su uno strato di sfoglia spalmate la crema pasticcera con le ciliegie.

Poggiatevi delicatamente il pan di Spagna e bagnatelo con lo sciroppo delle ciliegie.

Spalmate un altro strato di crema (meglio farlo con la sac à poche) e completate con l’altra sfoglia.

Spolverate con zucchero a velo e fate raffreddare molto bene la diplomatica in frigo prima di tagliarla in quadretti.

Se la lasciate mezz’ora in freezer, sarà molto più semplice tagliarla senza sbriciolarla: è un consiglio da EatParade con gusto!

Frolla montata con lievito madre

Come mi è venuta l’idea della frolla montata con lievito madre?

Esistono millemila ricette di pasta frolla, adatte a tutti gli usi: più croccante, meno dolce, friabile, montata. Ne ho provate tante, e mi diverto a variare, ma la mia ricetta base rimane quella che ricordo più facilmente: 1/FaBuZu. Ossia, un uovo, 200 gr. di farina, 100 di burro, 50 di zucchero. Per farla montata, aggiungo una punta di lievito, oppure sostituisco metà farina con quella autolievitante.

Oggi, però, ho deciso di fare un tentativo con l’esubero del lievito madre. In fondo, la frolla ha un tempo di attesa in frigo… magari avrebbe lievitato. Per cui, fatti due conti veloci sulle dita, ho deciso di utilizzare:

  • 120 gr. di lievito madre non rinfrescato da tre giorni (idratazione 50%),
  • 320 gr. di farina,
  • un uovo ed un tuorlo,
  • 180 gr. di burro
  • 100 di zucchero.

Il procedimento è quello classico della frolla: prima lo zucchero con il burro, molto velocemente (confesso di averlo fatto con il bimby, 4 colpetti a velocità 4), poi ho aggiunto il resto ed ho formato il panetto.

Due ore di riposo in frigo.

Con questa frolla montata ho realizzato un PASTICCIOTTO LECCESE.

Pasticciotto leccese alle ciliegie

Il pasticciotto leccese, al contrario della matematica, e come tante altre ricette tradizionali, E’ un’opinione. Non esiste LA ricetta, quella regolamentare, con copyright e tramandata sussurrandola in segreto ai posteri. Ogni leccese, anzi, ogni pugliese ha la sua ricetta, che è la migliore, la più buona, la più accreditata.

Verosimilmente, pare che sia nato da un pasticcere che si ritrovò con degli avanzi di pasta frolla e di crema pasticcera. Foderò degli stampini con la frolla, li riempì di crema pasticcera (e qualche amarena, tanto per dare colore), li richiuse con altra frolla, e li infornò.

Pasticciotto leccese con ciliegie

Esattamente: non è altro che una frolla ripiena. Ma, come tante altre ricette apparentemente “semplici”, può riuscire più o meno bene. La più gustosa in assoluto l’ho mangiata a Roma, preparata da un’amica che la portò direttamente da Lecce. Era da estasi. Dopo di quella… c’è la mia. Io la preparo con LA FROLLA MONTATA

Dopo aver preparato la frolla, la stendo subito nello stampo (in silicone da 22 cm. Il mio è a forma di fiore), facendo risalire bene la frolla sui bordi. La restante frolla la schiaccio con il mattarello tra due fogli di carta forno, formando un disco della stessa grandezza dello stampo. Metto tutto in frigo per qualche ora. Prendo 200 gr. circa di ciliegie (ci vorrebbero le amarene, ma non si trovano fresche, e quelle sciroppate non mi piacciono) pulite e snocciolate, le taglio a metà e le lascio macerare con un cucchiaio di cherry (ho utilizzato il liquore di ciliegie fatto in casa) ed uno di zucchero. Poi preparo LA CREMA PASTICCERA

Riempio la frolla con la crema e le ciliegie, la richiudo con il disco precedentemente preparato, sigillando bene i bordi. Inforno a 180° per 40 minuti.