Anguilla fritta su crema di cicerchie al finocchietto

Anguilla fritta su crema di cicerchie al finocchietto

Ecco, è tutto nel titolo della ricetta: anguilla fritta.

Si sa, fritta é buona anche una suola di scarpa, ma sull’anguilla, confesso, avevo qualche perplessità.

Invece mi sono dovuta ricredere, questo strano pesce serpente, i cui segreti non sono ancora stati scoperti del tutto, ha una carne tenera e delicata, saporita al punto giusto.

Nasce nel mare, vive in acque dolci, viaggia forse di notte perché nessuno l’ha mai vista, Continua a leggere “Anguilla fritta su crema di cicerchie al finocchietto”

Tagliatelle al finocchietto con cannolicchi e perle di bergamotto

Tagliatelle al finocchietto con cannolicchi

Secondo la leggenda, nacquero a Bologna nel 1487, ad opera di un certo mastro Zefirano, cuoco personale del Signore della città, che si ispirò ai biondi capelli di Lucrezia Brogia, in occasione del suo pranzo di nozze con il duca Alfonso I d’Este.

Ora, se fossi stata Lucrezia Borgia e mi avessero detto che i miei capelli sembravano tagliatelle, gliele avrei avvelenate. Continua a leggere “Tagliatelle al finocchietto con cannolicchi e perle di bergamotto”

Degustare il teatro: antichi delitti e una giuria godereccia

degustare v. tr. [dal lat. degustare, der. di gustus «assaggio, gusto, sapore»]. – Assaggiare, assaporare (cit. Treccani)

Un vocabolo che nella mia mente evoca un rito lento, eseguito ad occhi semichiusi, in un ambiente accogliente e caldo, quasi contemplativo, ricco di emozioni e sensazioni.

Un teatro, magari.

Vi sembra strano? Voi pensate ad un ristorante stellato e al piattino di riduzione di schiuma di aria di perla di sabbia di aroma di? Continua a leggere “Degustare il teatro: antichi delitti e una giuria godereccia”

Ciambelline dolci al liquore di finocchietto

ciambelline

Le ciambelline, di qualunque tipo, gusto e colore, sono uno degli sfizi più sfiziosi in assoluto.

Il motto “una tira l’altra” deve essere stato coniato, in origine, per queste piccole tentatrici alle quali è impossibile resistere.

Nella versione con vino, o liquore nell’impasto, diventano strepitose. Continua a leggere “Ciambelline dolci al liquore di finocchietto”

Tarallini bolliti al finocchietto

I tarallini bolliti sono una sfiziosa tentazione: non si riesce a smettere di mangiarli, uno tira l’altro!

Oggi è la giornata che il Calendario del cibo italiano dedica ai tarallini bolliti e non, e QUI potete leggere il bellissimo articolo scritto da Antonella Eberlin.

Che si scelga la versione classica, o una qualunque delle innumerevoli variazioni, che si utilizzi lievito di birra, o lievito madre, o addirittura niente lievito (si, esistono anche versioni con bicarbonato, o ammoniaca), sono sfiziosi e semplicissimi da preparare, utili anche per un buffet, un antipasto, una merenda veloce.

Li preparo spesso, insieme a grissini e crackers, per utilizzare l’esubero di lievito madre, anche perché si conservano a lungo, in un contenitore di latta.

Si, insomma… mica tanto a lungo. Nel senso che nella prima serata che si trascorre davanti alla tv, è certo che i tarallini termineranno in brevissimo tempo.

Si possono aromatizzare in tanti modi: dall’anice al peperoncino, dal rosmarino al formaggio, si prestanp ad innumerevoli interpretazioni.

Gli ingredienti sono :

  • 80 gr. di lievito madre rinfrescato da 4 ore e ben attivo,
  • 250 gr. di farina 00,
  • un cucchiaino di sale,
  • un cucchiaino di olio,
  • un cucchiaino di semi di finocchietto selvatico,
  • un bicchiere di acqua

Sciogliete il lievito madre nell’acqua a temperatura ambiente, lasciatelo riposare una ventina di minuti, poi impastate con gli altri ingredienti.

Formate 20 rotolini e chiudeteli a ciambella.

Lasciateli lievitare per 4/6 ore, comunque fino al raddoppio.

Cuocete i tarallini in acqua bollente, uno alla volta, fino a quando salgono a galla.

Raccoglieteli delicatamente con una schiumarola.

Sgocciolateli e disponeteli sulla teglia ricoperta da carta forno.

Passateli per un quarto d’ora in forno a 180°.

I tarallini bolliti al finocchietto, preparati con il lievito madre, si conservano a lungo in un contenitore per biscotti… se ne rimangono.

Da EatParade con gusto!

Polpette di trota al finocchio selvatico

Le polpette di trota sono la mia proposta per la giornata nazionale della polpetta del calendario italiano del cibo di AIFB

Di questa giornata è ambasciatrice e portavoce Elena Castiglione, del blog Chezentity e le polpette di trota mi sembrano adattissime all’occasione.

Se ti capita di gironzolare sull’altopiano della Sila, scoprirai i suoi bellissimi laghi, ricchi di pesci e, in particolare, di trote lucenti.

Se poi passeggi tra radure e pendìi, trovi anche il finocchietto selvatico (‘i timpa) per insaporirle.

Ed ecco un secondo piatto molto semplice da realizzare, ma davvero saporito e soddisfacente.

Accompagnato da un piatto di verdure crude, o cotte, contiene tutto il necessario per un pasto completo ed equilibrato.

Ingredienti per 4 persone:

  • Due grosse trote (circa 600 gr. da pulite)
  • una noce di burro
  • qualche ciuffetto di finocchio selvatico + una manciata di semi
  • 1 panino morbido
  • 1 bicchiere di latte
  • 1 uovo
  • farina
  • sale, pepe, olio per friggere

Pulite le trote e tagliatele a dadini.

Passateli velocemente nel burro con il sale ed il pepe.

Ammollate il panino nel latte e strizzatelo bene.

Tritate il tutto nel mixer, poi aggiungete l’uovo sbattuto, il finocchietto tritato ed i semi.

Mettete in frigo per un’ora circa.

Riprendete l’impasto e formate le polpette, poi passatele nella farina.

Friggetele in olio caldo per 3/4 minuti, fino a doratura, poi scolatele su un foglio di carta assorbente.

Servite le polpette di trota spruzzate con succo di limone: è un consiglio da EatParade con gusto!

Finocchietto selvatico: non si butta via niente – clorofilla, ghiacciolo ed altre amenità

Immergersi in un cespuglio di finocchietto selvatico è un’esperienza quasi mistica.

Ha un profumo intenso, che stordisce, ma nello stesso tempo è fresco ed inebriante.

Finocchietto selvatico

Già nel mese di maggio, quando è tutto verde di barbe e foglioline tenere, regala il suo aroma lungo le strade e nei giardini (si, qui in Calabria si trova ad ogni angolo: terra miracolosa, lo dico sempre).

Più avanti arrivano i gialli ombrellini di fiori, immancabili, dopo l’essiccatura al sole, nella pasta con il pesce, nelle melanzane sott’olio, addirittura nel bouquet aromatico con cui si “massaggiano” i prosciutti di Renzini (un segreto svelato durante il bellissimo blogtour dell’ottobre scorso).

E non dimentichiamo i gambi, gonfi di succo, e quelli che sembrano semi, ma in realtà sono i frutti, da mettere… praticamente dappertutto!

Volete scoprire gli usi di questa pianta meravigliosa? Oggi ve ne racconto qualcuno :

1) La clorofilla. Nel lontano 2006, avevo un blog di cucina, in comproprietà con un’amica pigra quanto me. Ragion per cui, il blog morì di inedia. Però avevo scritto qualche ricetta, e salvato alcuni esperimenti. Uno di questi era la clorofilla di spinaci.

Non mi piacque. Un po’ perché gli spinaci, diciamocelo, sanno di poco. Un po’ perché non ne vedevo l’utilità. Tutto quel lavoro per un cucchiaino di roba verde che poteva servire, al massimo, a colorare la pasta. Esperimento fallito ed accantonato.

Poi, ultimamente, ho visto tornare questa benedetta clorofilla in alcune preparazioni, come QUESTA , e mi è venuta voglia di riprovarci. Però, col finocchietto, che oltre al colore regala anche un profumo fantastico.

Ingredienti:

  • 300 gr. di barbe di finocchietto selvatico
  • 600 ml. di acqua ghiacciata
  • cubetti di ghiaccio

Frullate il finocchietto con l’acqua fredda, poi filtratelo.

Mettete il liquido ottenuto in un pentolino e portatelo a 65°.

A questo punto, vedrete formarsi una poltiglia verde in superficie.

Ponete un telo dentro un colino tenendolo sui cubetti di ghiaccio e filtrate. Quel cucchiaino di “alghe” verdi è la vostra clorofilla.

Clorofilla 2

Potete utilizzarla nell’impasto di torte salate, di pasta, di pane, o scioglierla in olio o acqua come condimento.

Continuo a pensare che non ne valga la pena, però è divertente.

2) Il sale aromatico. Avete ottenuto la vostra clorofilla? E tutto quel bel finocchietto che avete utilizzato? Mettetelo ad essiccare al sole, poi tritatelo finemente con un cucchiaio di sale grosso ed usatelo per condire sughi, pesce, arrosti.

Finocchietto al sale_1

3) I ghiaccioli. Per ottenere 300 gr. di barbe, avete tagliato via chissà quanti gambi: centrifugateli e mettete il succo nel contenitore per i cubetti di ghiaccio. Utilizzateli per rinfrescare un tè leggero, o un semplice bicchiere d’acqua. E’ dissetante, digestivo e anti-gonfiore.

4) Il pane. Dalla seconda filtratura vi è rimasto un bel po’ di liquido. Non gettatelo: utilizzatelo per impastare un pane particolarmente fresco ed aromatico, o una brisée, o una sfoglia di pasta da riempire con pesce.

5) Il liquore. Per il liquore si possono utilizzare tutte le parti della pianta. Gli ingredienti variano, a seconda del risultato desiderato: più o meno alcoolico, più o meno dolce. Io ho trovato un compromesso soddisfacente con questi ingredienti:

  • 300 gr. di finocchietto selvatico
  • 1 lt. di alcool alimentare a 95°
  • 750 gr. di zucchero
  • 1 lt. di acqua

Raccogliete il finocchietto subito dopo la fioritura, quando ha già anche i frutti.

Tritate tutte le parti della pianta e mettetele in una bottiglia con l’alcool, tenendola al buio per almeno un mese.

Preparate uno sciroppo con l’acqua e lo zucchero e versatelo, bollente, nell’alcool con il finocchietto.

Filtrate il tutto un paio di volte con un telo sottile, di lino o cotone, o gli appositi filtri per alimenti.

Lasciate raffreddare, richiudete e servite freddo.

Che ne dite? Una piantina multitasking!

Sugo di melanzane al pomodoro fresco e finocchietto

Un sugo di melanzane

arricchito dalla polpa del pomodoro fresco. Ecco un condimento che d’estate si gradisce particolarmente. A dire il vero, io ne preparo in quantità, poi lo conservo in vasetti sottovuoto, per poter gustare il sapore delle melanzane anche d’inverno, quando quelle sui banchi del supermercato non sanno di nulla.

Per prepararlo, questi sono gli ingredienti:

  • 3/4 grosse melanzane lunghe (quelle viola scuro, trovo che siano le più saporite)
  • un kg. di pomodori cuore di bue o costoluti
  • un bicchiere di olio evo
  • mezzo bicchierino di aceto bianco
  • mezzo litro di acqua
  • due cucchiaini di sale
  • due cipolle di Tropea
  • 3/4 spicchi d’aglio
  • due peperoncini piccanti
  • un gambo di sedano
  • una carota
  • basilico fresco
  • finocchietto selvatico

Tritate il sedano, la cipolla e la carota, unite i peperoncini e gli spicchi d’aglio e soffriggete il tutto.

Pulite e sbucciate la melanzana (io lascio sempre un po’ di buccia perché mi piace il colore e la compattezza), poi tagliatela a dadini.

Schiacciate l’aglio ed i peperoncini e toglieteli, aggiungendo i dadini di melanzana.

Friggete fino a quando iniziano a prendere colore, poi sfumate con l’aceto e lasciate evaporare.

Unite i pomodori a pezzetti, il sale, l’acqua il finocchietto ed il basilico fresco.

Lasciate asciugare a fuoco lento, ma non troppo, deve restare un po’ liquido per la conservazione.

Versate nei vasetti sterilizzati, chiudete bene e capovolgete fino al raffreddamento.

Al momento di consumarlo, rimettete il sugo di melanzane sul fuoco ad asciugare un po’.

E buon gusto da EatParade!