I consigli per nutrirsi in maniera leggera e sana, senza rinunciare al sorriso ed al gusto, arrivano da Libricette. eu, che è la prima libreria online dedicata agli e-book di cucina, creata dalla food blogger torinese Paola Uberti.
Dopo il grande successo degli e-book di ricette e cultura “CASTAGNA – DAL BOSCO ALLA CUCINA”, che ha declinato questo frutto in decine di modi, e “PIATTI DELLE FESTE PER TUTTI”, che ha proposto idee per creare menù natalizi adatti a tutte le esigenze o restrizioni alimentari, oggi tocca alla cucina sana e al buonumore.
Sì, perché “cibo salutare” non per forza significa “cibo mortificante”. LIBRICETTE. eu lo sa e ci regala i consigli e tante ricette piene di colore e gusto per il benessere del corpo.
” Dietro la lasagna ” è il titolo del nuovissimo libro dell’MTChallenge che esce oggi in libreria.
La casa editrice è Gribaudo (Gruppo Feltrinelli), ed il libro raccoglie le ricette dei partecipanti all’MTChallenge, la sfida gastronomica più famosa e longeva del web, con i testi di Alessandra Gennaro, le foto di Paolo Picciotto, illustrazioni e styling di Mai Esteve.
Come per i precedenti successi: “L’ora del paté“, “Dolci regali” “Torte salate” e “Insalata da Tiffany“, il ricavato del libro andrà alla “Piazza del Mestieri“.
Nel libro ” Dietro la lasagna ” cosa troverete?
Superfluo dirlo: troverete le migliori, le più corrette, le più gustose, le più fantasiose ricette di lasagne, ma non solo: un’infinità di modi per preparare paste al forno di tutti i tipi e formati, in piatti di sicura riuscita (compreso il mio… piccolo momento di autocelebrazione).
Il libro si può trovare nelle migliori librerie, oppure potete ordinarlo online su Amazon o sul sito della Feltrinelli.
160 pagine di puro godimento, con bellissime foto ed illustrazioni sbalorditive.
Natale si avvicina, questo libro sarà sicuramente un regalo graditissimo per amici e parenti ed inoltre farete anche un’opera di bene aiutando i ragazzi della Piazza dei Mestieri.
Sonia Peronaci è esattamente come le sue ricette: semplice e genuina.
Ti accoglie con un sorriso aperto e cordiale, firma autografi e risponde alle domande senza il minimo segno di stanchezza, o di noia. Trasmette serenità e gioia per il suo lavoro. Ed è di una disponibilità infinita.
Così, in occasione della presentazione del suo ultimo libro, “La mia cucina”,mi ritrovo ad intervistarla nel suo hotel, a tu per tu. Solo perché le ho chiesto se aveva dieci minuti da dedicarmi. Quanti altri personaggi della sua fama avrebbero risposto “perché no, chiamami e ci mettiamo d’accordo”? Ma lei non è “un personaggio”. Lei è Sonia. E poi, è per metà calabrese, e questo la dice lunga…
Sonia Peronaci, fondatrice di Giallo Zafferano, il conosciuto sito di ricette.
Sonia, hai portato alla notorietà Giallo Zafferano grazie alle tue ricette e videoricette, che hanno insegnato a cucinare a sposine impreparate, single inesperti, casalinghe disperate. Come hai fatto ad arrivare al cuore di tanta gente?
Ho sempre amato il contatto con la gente: ho lavorato nei locali pubblici dei miei genitori, nei villaggi turistici, e anche nel noiosissimo periodo in cui ho lavorato commercialista, ero comunque sempre a contatto con la clientela. E’ il mio carattere tutto calabrese, ereditato da mio padre, originario della provincia di Catanzaro.
Tu hai un legame molto forte con la nostra regione. Cosa ti è rimasto delle tradizioni calabresi?
Guarda, ho un legame talmente forte che per essere oggi qui non mi sono fatta fermare nemmeno dallo sciopero aereo: ho preso tre treni di corsa, con tempi strettissimi, pur di tornare finalmente in Calabria. Sono molto legata a questa terra. Per dire: la pasta al forno con le polpettine in casa mia si fa una domenica si e l’altra… pure.
A proposito di cucina di casa tua: dopo giornate trascorse tra i fornelli, hai ancora voglia di cucinare, quando torni a casa?
Assolutamente si, la cucina non è solo il mio lavoro, ma anche il mio divertimento e il mio sfogo: se sono nervosa o preoccupata, impasto. Gli impasti sono la mia passione e concentrarmi sulle dosi ed i procedimenti mi libera la mente da altri pensieri.
Sonia ride, e la sua risata è cristallina, spontanea e contagiosa. Nonostante le lunghe ore di viaggio, sprizza energia e vitalità e non mostra segni di stanchezza.
La nuova Sonia a colori: non solo Giallo
Da dove ti viene tutta questa vitalità?
Dal fare qualcosa che mi piace, come mi piace. Dopo avere fondato Giallo Zafferano ed avere dedicato tanti anni alla sua crescita, ho deciso che era il momento di cambiare. C’erano tanti altri “colori” da conoscere e sperimentare, e volevo farlo a modo mio, senza alcun tipo di limitazione. Ho rinnovato la mia immagine, la veste editoriale dei miei libri e anche il mio sito SoniaPeronaci.it rispecchia questa mia nuova immagine.
Effettivamente il tuo libro ha un look inedito, molto curato nei minimi particolari ed è curiosamente diviso non per argomenti, come ci si aspetterebbe da un ricettario, bensì per momenti conviviali. Come mai questa scelta?
Come sempre, la mia fonte di ispirazione sono le persone che mi seguono, mi scrivono e mi pongono quesiti. Difficile che chiedano: cosa posso preparare a pranzo? E’ più facile che dicano: vengono gli amici di mio marito a vedere la partita, cosa posso preparare? Così ho pensato a ricette adatte a varie occasioni, invece dei classici colazione, pranzo e cena.
Ci sono molte ricette dedicate agli intolleranti.
Si, io stessa mi sono scoperta intollerante a glutine e lattosio e so che è un problema molto diffuso, che merita sempre più attenzione. Ho voluto dimostrare che si può mangiare in modo gustoso e con poche rinunce anche se si soffre di qualche disturbo.
Si parla sempre più spesso di gastronomia: dalle trasmissioni televisive ai blog di cucina, dai libri alle riviste è tutto un fiorire di consigli e ricette non sempre corretti e a volte anche nocivi. Credi che le persone siano in grado di capire chi ascoltare e chi no?
Sicuramente si. Io penso che per quanto riguarda l’alimentazione è importante diffonderne il più possibile la cultura. Bene, o male, purché se ne parli. Gli utenti operano delle scelte ben precise e competenti: alla lunga rimarranno solo “i buoni”, come succede per i ristoranti: anche la persona meno preparata in materia si accorge subito se si mangia bene o male. Quanti ristoratori improvvisati sono stati costretti a chiudere?
Siamo passati dalle tradizioni trasmesse a voce dalle nonne ai foglietti volanti e ai ricettari delle mamme; dai forum ai blog e alle videoricette. Tu sei sempre stata un passo avanti, hai precorso i tempi. Cosa c’è secondo te nel futuro della food communication?
Spero che ci sia un ritorno alle origini. Sai, quando si va troppo avanti, ad un certo punto si perde un po’ la strada e c’è la necessità di tornare sui propri passi per riscoprire ciò che si è lasciato indietro. Io mi auguro che ci sia la riscoperta delle tradizioni sane e genuine, dell’alimentazione più naturale, non troppo raffinata e industrializzata. Io ho vissuto la mia infanzia tra pane fatto in casa e conserva di pomodoro prodotta a quintali per tutto il vicinato. Ecco, queste sono le cose da riscoprire e che cerco di trasmettere anche alle mie figlie. Ho un ricordo bellissimo e ancora oggi molto vivo dei profumi della cucina, dei fornelli accesi, del pane in lievitazione: vorrei che anche loro avessero ricordi simili.
Le tue figlie ti seguono nella tua avventura?
La più grande lavora con me da sempre, è la mia memoria storica. La seconda è una viaggiatrice e la terza un’artista, ma tutte e tre hanno grandi capacità e fantasia in cucina. Sono molto brave e sono davvero orgogliosa di loro.
Hai appena condotto una trasmissione televisiva su Rete 4, hai pubblicato questo libro e curi il tuo sito: soniaperonaci.it Cos’altro bolle nella pentola di Sonia Peronaci?
Ancora televisione, tanto contatto diretto con il pubblico affettuoso che mi segue, e sicuramente un altro libro.
A proposito di libri: qual è un libro che vorresti avere scritto tu?
La saga di Harry Potter, sicuramente. Ma sai quanto avrei guadagnato?
E ride, ride, ride. Sprizza gioia e allegria questa donna, si vede che è contenta di quello che fa.
Non sono una chef e ammiro Cannavacciuolo
C’è uno chef che ammiri particolarmente?
Ultimamente, Antonino Cannavacciuolo. Segue molto la tradizione aggiungendo tocchi di originalità da grande artista. Lo trovo bravissimo.
E tu che tipo di chef sei?
Io non sono una chef! Mi definiscono foodblogger, ma in realtà non ho mai avuto un mio blog di cucina. Mi piace molto cambiare, sperimentare, scoprire cose nuove. Mi sto appassionando alla cucina thailandese, è favolosa.
Non sei una chef, non sei una foodblogger, sei una scrittrice, ma non solo, conduci trasmissioni televisive. Come possiamo definire la nuova Sonia Peronaci a colori?
Mmmmmmmhhh…. cuoca mediatica?
Della serie: le nuove professioni del futuro. Tanto per non smentirti, hai inventato qualcosa di nuovo.
E’ talmente piacevole parlare con Sonia Peronaci che non vorremmo più farla andare via. La troupe de “l’A.L.Ma. eventi” che ha realizzato le videoriprese è affascinata dalla sua personalità.
Ci abbracciamo, ci scambiamo baci e bigliettini, promesse di rivederci e di fare altre cose insieme. E una cosa è certa: se ha promesso, Sonia manterrà. A costo di sciropparsi un viaggio allucinante da Milano a Cosenza!
Si, perché l’altopiano silano è ricco di eccellenze, da quelle gastronomiche a quelle territoriali a quelle artigianali, tra cui i magnifici tessuti d’arte di Longobucco.
Il paese di Longobucco, 3.500 abitanti, si trova nella parte orientale del Parco Nazionale della Sila, dove la Sila da “Grande” diventa “Greca” per la vicinanza con il cuore della civiltà grecanica calabrese, a circa 800 mt. di altezza. E’ attraversato dal torrente Macrocioli, il cui nome deriva dal greco bizantino makrokoilos, che significa “lunga cavità”. Tradotto in latino diventa “longa bucca”, da cui il nome del paese.
Avete presente Rosalba Forciniti, la judoka bronzo olimpico nel 2012? Ecco, è nata qui. Ma non è l’unica peculiarità di questo paese, raggiungibile solo attraverso strade impervie e tortuose, per cui si è conservato intatto nel tempo e noto solo agli intenditori; qui si trova la bellissima “Bottega d’Arte” del cav. Mario Celestino, dove sono esposti i meravigliosi tessuti tipici della zona, evoluzione del laboratorio d’arte tessile del padre, il Maestro Eugenio, dove si creavano arazzi pregiati e corredi di lusso.
Tessuti spettacolari che ritroviamo anche nel punto vendita di Camigliatello Silano, sul corso principale, ed è qui che incontriamo la sig.ra Gina Celestino, moglie del cav. Mario, che in una bellissima video-intervista ci delizia con la storia dei tessuti di cotone, lana e seta, ci parla del significato dei ricami, e soprattutto ci racconta di come un tempo la ginestra fosse usata per realizzare stoffe che addirittura furono proposte al duce Benito Mussolini per le divise dei militari. Alla fine si optò per il sardo orbace, ma la produzione di tessuti di ginestra proseguì ancora per lungo tempo.
Oggi c’è una riscoperta di queste belle antiche tradizioni, e l’Università della Calabria sta effettuando una serie di studi per riportare in auge queste lavorazioni, con l’ideazione di macchinari che possano agevolare la raccolta di questo resistente arbusto.
Ma Longobucco, come tutti i centri della Calabria, Regione dove la gastronomia è regina, ha anche le sue ricette particolari: un esempio per tutti è “U sacchiettu”.
Dal sito “FondazioneSlowFood.com” leggiamo:
Il sacchetto di Longobucco è tradizionalmente consumato a fette, accompagnato da contorni tipici della Sila Greca, come i funghi sott’olio, gli ortaggi al vapore o i legumi. Il salume presenta una carne compatta, dai colori più o meno vivaci, ed è delicatamente profumato. Per preparare il sacchetto, si prende la zampa anteriore del maiale, fra il piede e la coscia e si estrae tutto il muscolo lasciando intatta la cotenna; si taglia il muscolo a pezzetti, poi si cosparge di sale e di pepe nero in grani; si rimette quindi l’impasto nella cotenna e si cuce la stessa con spago da cucina, sia nella parte inferiore che in quella superiore; per effettuare la cucitura malgrado la consistenza coriacea della cotenna, si può usare il punteruolo del calzolaio. Si cuoce poi il sacchetto nella stessa pentola usata per le ‘frittole’ del maiale (nome locale per indicare i ciccioli); dopo circa tre ore di cottura, il salume è scolato e posizionato ancora tiepido in un vaso di terracotta, in cui si versa il grasso ristretto ricavato dalla cottura delle frittole; così preparato il sacchetto può riposare per un mese in un ambiente asciutto e fresco. Il sacchetto di Longobucco è oggi preparato da un’unica produttrice, che ha ereditato la ricetta dai genitori e dai nonni. Questo sapere rischia di perdersi nei prossimi anni. La preparazione è artigianale e il prodotto non è attualmente in vendita.
terrejonicosilane.it
Vero, non è in vendita, ma chi come me ama la Sila e la percorre in lungo e in largo, ha avuto la rara fortuna di assaggiarlo. Che dire? Un “sacchiettu” e un arazzo del cav. Celestino regalano attimi di pura estasi.