Si, perché l’altopiano silano è ricco di eccellenze, da quelle gastronomiche a quelle territoriali a quelle artigianali, tra cui i magnifici tessuti d’arte di Longobucco.
Il paese di Longobucco, 3.500 abitanti, si trova nella parte orientale del Parco Nazionale della Sila, dove la Sila da “Grande” diventa “Greca” per la vicinanza con il cuore della civiltà grecanica calabrese, a circa 800 mt. di altezza. E’ attraversato dal torrente Macrocioli, il cui nome deriva dal greco bizantino makrokoilos, che significa “lunga cavità”. Tradotto in latino diventa “longa bucca”, da cui il nome del paese.
Avete presente Rosalba Forciniti, la judoka bronzo olimpico nel 2012? Ecco, è nata qui. Ma non è l’unica peculiarità di questo paese, raggiungibile solo attraverso strade impervie e tortuose, per cui si è conservato intatto nel tempo e noto solo agli intenditori; qui si trova la bellissima “Bottega d’Arte” del cav. Mario Celestino, dove sono esposti i meravigliosi tessuti tipici della zona, evoluzione del laboratorio d’arte tessile del padre, il Maestro Eugenio, dove si creavano arazzi pregiati e corredi di lusso.
Tessuti spettacolari che ritroviamo anche nel punto vendita di Camigliatello Silano, sul corso principale, ed è qui che incontriamo la sig.ra Gina Celestino, moglie del cav. Mario, che in una bellissima video-intervista ci delizia con la storia dei tessuti di cotone, lana e seta, ci parla del significato dei ricami, e soprattutto ci racconta di come un tempo la ginestra fosse usata per realizzare stoffe che addirittura furono proposte al duce Benito Mussolini per le divise dei militari. Alla fine si optò per il sardo orbace, ma la produzione di tessuti di ginestra proseguì ancora per lungo tempo.
Oggi c’è una riscoperta di queste belle antiche tradizioni, e l’Università della Calabria sta effettuando una serie di studi per riportare in auge queste lavorazioni, con l’ideazione di macchinari che possano agevolare la raccolta di questo resistente arbusto.
Ma Longobucco, come tutti i centri della Calabria, Regione dove la gastronomia è regina, ha anche le sue ricette particolari: un esempio per tutti è “U sacchiettu”.
Dal sito “FondazioneSlowFood.com” leggiamo:
Il sacchetto di Longobucco è tradizionalmente consumato a fette, accompagnato da contorni tipici della Sila Greca, come i funghi sott’olio, gli ortaggi al vapore o i legumi. Il salume presenta una carne compatta, dai colori più o meno vivaci, ed è delicatamente profumato. Per preparare il sacchetto, si prende la zampa anteriore del maiale, fra il piede e la coscia e si estrae tutto il muscolo lasciando intatta la cotenna; si taglia il muscolo a pezzetti, poi si cosparge di sale e di pepe nero in grani; si rimette quindi l’impasto nella cotenna e si cuce la stessa con spago da cucina, sia nella parte inferiore che in quella superiore; per effettuare la cucitura malgrado la consistenza coriacea della cotenna, si può usare il punteruolo del calzolaio. Si cuoce poi il sacchetto nella stessa pentola usata per le ‘frittole’ del maiale (nome locale per indicare i ciccioli); dopo circa tre ore di cottura, il salume è scolato e posizionato ancora tiepido in un vaso di terracotta, in cui si versa il grasso ristretto ricavato dalla cottura delle frittole; così preparato il sacchetto può riposare per un mese in un ambiente asciutto e fresco. Il sacchetto di Longobucco è oggi preparato da un’unica produttrice, che ha ereditato la ricetta dai genitori e dai nonni. Questo sapere rischia di perdersi nei prossimi anni. La preparazione è artigianale e il prodotto non è attualmente in vendita.

Vero, non è in vendita, ma chi come me ama la Sila e la percorre in lungo e in largo, ha avuto la rara fortuna di assaggiarlo. Che dire? Un “sacchiettu” e un arazzo del cav. Celestino regalano attimi di pura estasi.