Coniglio in umido con olive, noci e pinoli.

Il coniglio in umido con olive e pinoli è generalmente definito “alla ligure”.

Ma, per essere davvero ligure, si dovrebbero utilizzare olive taggiasche, olio locale, conigli provenienti dagli innumerevoli allevamenti del ponente ligure, da cui ha avuto origine la ricetta.

In Calabria, terra ricca di prodotti di eccellenza, abbiamo la fortuna di avere grandi estensioni di oliveti, che, oltre a olive dal sapore intenso e stuzzicante, regalano anche un ottimo olio.

I pinoli ci sono; aggiungiamo anche le noci che sono dolci e squisite; per la cipolla non spendiamo troppe parole, abbiamo la nostra rossa di Tropea che è sempre vincente.

Con l’aggiunta di erbe aromatiche e sapori decisi, abbiamo tutti gli ingredienti.

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Ecco che il nostro coniglio in umido diventa automaticamente “alla calabrese”.

Il coniglio ha una carne bianca e tenera, con pochissimo grasso, adatta a quasi tutti i regimi dietetici.

Queste sue caratteristiche la rendono tuttavia anche difficile da cucinare: è una carne che tende ad asciugarsi e diventare stopposa, proprio per l’assenza di grasso.

La difficoltà sta quindi nell’indovinare i tempi di cottura, che sia in forno, in padella, o in umido come nel nostro caso.

Anche tagliarlo non è semplicissimo, ma l’importante è cercare di avere dei pezzi pressappoco della stessa grandezza. Utilizzate una mannaietta e regolatevi sulla misura delle zampe posteriori, che andranno lasciate intere.

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La soluzione migliore è comunque comprarlo già in pezzi, o farlo tagliare dal macellaio.

E adesso passiamo agli ingredienti e al procedimento.

CONIGLIO IN UMIDO CON OLIVE, NOCI E PINOLI

Per 4 persone:
– un coniglio da 1,2 kg circa, pulito e tagliato in pezzi
– 100 g di olive verdi e nere snocciolate
– 50 g di pinoli
– 30 g di noci tritate
– una cipolla di Tropea
– due spicchi di aglio
– un peperoncino piccante (a piacere)
– salvia, alloro, timo, rosmarino, maggiorana
– due cucchiai di olio extravergine di oliva
– un bicchiere di vino rosso Cirò
– un bicchiere di brodo di carne (potete ricavarlo dagli scarti del coniglio, fatti bollire con sedano, carota, cipolla e sale)
– due cucchiai di semola di grano duro rimacinata

Mettete i pezzi di coniglio a macerare in frigo per qualche ora immerso nel vino, con le erbe aromatiche.
Pulite e tritate l’aglio e la cipolla.
Soffriggeteli nell’olio con il peperoncino a pezzetti.
Passate i pezzi di coniglio ben asciugati nella semola e dorateli nell’olio caldo.
Aggiungete le olive, i pinoli e le noci e attendete qualche secondo, il tempo di rigirare i pezzi di coniglio un paio di volte.
Versate il vino ben filtrato e lasciate evaporare.
Aggiungete il brodo, coprite e fate cuocere a fuoco lento per 30 minuti.

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Gnocchi mediterrOnei – mediterranei, terroni ed erronei

Gnocchi mediterrOnei” non è un errore di battitura, ma un compendio della natura di questa preparazione, nata da uno degli innumerevoli conflitti che costellano da sempre la mia vita da figlia.

Mia madre, piemontese con ascendenze valdostane e francesi (ma secondo me c’è anche qualche tedesco, o almeno un austriaco), è una donna solida, severamente lineare, piena di virtù, tra le quali tuttavia non annovera le capacità culinarie.

Il mondo gastronomico le è del tutto sconosciuto. In compenso conosce alla perfezione le modalità di scongelamento dei surgelati, i tempi di cottura dei piatti pronti e la temperatura ideale per riscaldare i vassoi del take-away.

L’universo alimentare della mia adolescenza è costellato di sofficini-bastoncini-sorrisini, polpettone e rustici della rosticceria, oltre a non meglio identificate pietanze dall’aspetto inquietante, provenienti dalle trattorie dei dintorni.

A sedici anni avevo già la gastrite.

A diciotto, con la scusa dell’università, ma in realtà per puro istinto di sopravvivenza, sono fuggita a 800 chilometri di distanza, e a) sono dimagrita di 12 chili b) sono guarita dalla gastrite c) ho imparato a cucinare.

In tutto questo, devo però riconoscere che mia madre aveva i suoi cavalli di battaglia: quei quattro piatti in croce destinati alle occasioni speciali (io non lo ero), che le riuscivano in maniera davvero divina.

Sul brasato al barolo, la polenta al sugo e la panizza vercellese (non ve l’ho detto che è piemontese?) oggi ce la giochiamo più o meno alla pari.

Il mio cruccio rimangono gli gnocchi. Non sono mai riuscita ad eguagliare i suoi.

Così, complice la sfida MTC59, basata sugli gnocchi di patate come decretato dalla vincitrice della sfida precedente,  Annarita Rossi del blog “Il bosco di alici“, decido di coinvolgere la genitrice nel gioco e prepararli sotto i suoi occhi (lei non può nemmeno toccarli perché ha scoperto da qualche mese di essere celiaca) e con le sue indicazioni, per cercare di carpire il segreto.

Perché stavolta l’MTChallenge non è l’unica sfida che voglio vincere.

E qui devo ripetere pari pari la lezioncina di mia madre.

Le patate devono essere asciutte, non novelle, a pasta bianca

Ecco. Quindi utilizzerò le patate della Sila IGP che sono sode e compatte grazie alle particolari condizioni climatiche in cui crescono.

E’ meglio lessarle sbucciate, tagliate a pezzi e con il sale, così rilasciano l’amido. Poi si asciugano bene e gli gnocchi restano più scioglievoli”.

Il segreto della morbida scioglievolezza mi mancava, però la ricetta della sfida prevede la cottura delle patate intere. Così opto per la cottura in microonde che faciliterà il compito. Ho qualche piccolo dubbio in merito, perché penso che il punto di forza degli gnocchi materni era proprio quella capacità di mantenersi sodi in cottura per poi liquefarsi al primo contatto tra lingua e palato, ma procedo.

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Noooooo!!!! Stai sbagliando!” “Mamma devo fare così” “Ma è sbagliato!” “Ok, ma devo fare così” “Se sbagli non saranno come i miei!” “Pazienza, devo fare così” “Sono erronei!” “Va bene, saranno gnocchi mediterrOnei” e avanti all’infinito, o almeno fino a cottura delle patate.

Si sbucciano calde“. “Scottano.” “Fa nulla, scottati, ma sbucciale calde“.

Con l’aiuto di una forchetta e di un coltello le sbuccio, sacramentando in aramaico antico.

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Passale al setaccio e sparpagliale sulla spianatoia, poi metti il sale e le lasci raffreddare“. “Uso lo schiacciapatate” “Non è la stessa cosa” “Uffamachimelohafattofare”

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“Bene, poi quanta farina aggiungo?” “Quanta ne prendono”.

Quando sento o leggo questa frase mi viene sempre da piangere. “Quanta ne prendono” Per arrivare dove?

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Mentre la disperazione avanza, recupero le istruzioni di Annarita e preparo un 20% di farina. Poi, dalla figura rigidamente seduta nella poltrona e circondata da un alone di gloria e sapienza, arriva l’illuminazione divina: “L’impasto deve essere morbido, ma compatto. Fai un rotolo e lo poggi sul palmo della mano: se ricade ai lati senza rompersi, va bene”.

E questa è la genialata del secolo.

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CHE NON TI VENGA IN MENTE DI AGGIUNGERE L’UOVO!”

Perdonate il carattere maiuscolo, ma il tono era quello. Uovo, io? Giammai. Anatema su di me.

Ora è facile, fai i rotolini, li tagli a tocchetti e li fai rotolare premendoli con il pollice sul retro della grattugia, o sui rebbi di una forchetta”.

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Eh, no. Adesso torna fuori la mia calabresità acquisita e gli gnocchi li striscio sul “crivo”!

Sei proprio diventata terrona“. “Si, e me ne vanto”.

Il crivo, per chi non lo sapesse, è un cesto dalle sponde basse, realizzato con giunchi intrecciati a maglia larga, che viene utilizzato come setaccio, per essiccare alimenti al sole, o, giustappunto, per dare forma agli gnocchi.

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Ora li cuoci, quando salgono a galla sono pronti“. Finalmente una certezza.

Già, ma come condirli, questi gnocchi mediterrOnei?

Recentemente ho partecipato a diversi eventi basati in particolare sulla dieta mediterranea. Per cui penso a qualcosa di veramente solare, fresco e gustoso, con i sapori del mio amato Sud. Ed eccovi il risultato.

Gnocchi mediterrOnei – mediterranei, terroni ed erronei

Ingredienti per 4 persone:

Per gli gnocchi
•500 g di patate
•Farina 00 q.b.
•Mezzo cucchiaino di sale.

Per il condimento
•200 g di burrata
•Un peperoncino piccante
•40 ml di panna fresca di latte
•Uno/due pomodori “cuore di bue”
•100 ml di olio di semi di girasole
•1 g di agar agar
•12 foglie di basilico fresco grandi ed intatte
•Olio per friggere

Procedimento:

Per gli gnocchi

Sbucciate e tagliate a pezzi le patate, mettetele in un contenitore per microonde, bucherellatele e coprite con pellicola bucherellata o con un coperchio. Cuocete al massimo della potenza per 8/10 minuti, dipende dalla grandezza. Controllatele ogni tanto e rigiratele almeno una volta.

Scolate le patate, asciugatele con carta da cucina o un canovaccio, passatele al setaccio formando un mucchietto sulla spianatoia e lasciatele intiepidire.

Iniziate ad aggiungere la farina, fino ad ottenere un panetto malleabile, che non si sfaldi.

Ricavatene dei rotolini dello spessore di un pollice, poi tagliateli a tocchetti.

Portate a bollore abbondante acqua ed immergervi delicatamente gli gnocchi: non appena salgono a galla scolateli con una schiumarola e conditeli direttamente nei piatti.

Per il condimento

Versate 150 ml di olio di semi di girasole in un bicchiere e mettetelo in frigo per almeno due ore.

Spremete il succo dei pomodori “cuore di bue” (se non avete l’estrattore va benissimo un comune spremiagrumi) e filtratelo con un colino a maglie strette. Dovrete ricavarne circa 100 ml.

Aprite il peperoncino, togliete i semi e metteteli da parte. Lasciate la parte esterna del peperoncino in infusione nell’acqua di pomodoro.

Sciogliete l’agar agar nell’acqua di pomodoro e portate ad ebollizione.

Spegnete e lasciate raffreddare per un paio di minuti.

Con una siringa senza ago, o un contagocce, prelevate un po’ di liquido e lasciatelo cadere nell’olio che avete raffreddato in frigo. Si formeranno delle sfere solide. Prelevatele senza farne accumulare troppe e sciacquatele velocemente in acqua fredda.

Setacciare la burrata con la panna, aggiungendo i semi del peperoncino e un pizzico di sale.

Lavare ed asciugare bene le foglie di basilico, poi passarle velocemente in olio bollente, per renderle croccanti.

Coprire il fondo del piatto con la crema di burrata, porvi gli gnocchi, guarnire con le perle di pomodoro e il basilico fritto e servire.

“Non saranno sicuramente come i miei” “No, mamma, sono i miei gnocchi mediterrOnei e sono più buoni!”

Per l’MTChallenge n° 59 da EatParadeBlog

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