Pane in cassetta al timo e origano

Pane in cassetta al timo e origano

Questo pane in cassetta era stato realizzato, nella sua versione originale, circa un anno fa, per la rivista “MAG about food” (trovate QUI la versione originale con l’aglio orsino).

Pane in cassetta

Ho voluto riprovare con altre erbe fresche, perché mi serviva un accompagnamento diverso dai soliti per una spettacolare cernia che mi è stata gentilmente recapitata. Accompagnata, ça va sans dire, dalla richiesta di cucinarla a dovere.

Della cernia e della sua degna fine vi parlerò in un altro post, adesso vi regalo la ricetta di questo pane in cassetta aromatico e morbido, che ho convertito con lievito madre.

Pronti?

Pane in cassetta al timo e origano

Per uno stampo a cassetta di 30 cm
30 minuti di preparazione + 1 ora di riposo + 50 minuti di cottura

  • 250 g di farina di farro spelta tipo 2
  • 150 g di farina 0
  • 10 g di sale
  • 150 g di lievito madre rinfrescato (idratazione 50%)
  • 275 ml di latte
  • 1 cucchiaino di zucchero
  • 220 g di burro morbido
  • 100 g di timo e origano freschi
  • Farina per la spianatoia

Sciogliete il lievito madre nel latte a temperatura ambiente, aggiungete lo zucchero e la farina miscelata al sale.

Amalgamate 40 g di burro, formate un impasto morbido, ma non appiccicoso, trasferitelo in una ciotola e lasciatelo riposare in luogo protetto (l’ideale è il forno con la lucina accesa), coperto da un canovaccio, fino al raddoppio (3/4 ore).

Nel frattempo lavate il timo e l’origano e asciugateli bene. Tritate finemente le foglioline e unitele al burro rimasto insieme a una presa di sale, mescolando energicamente con una forchetta.
Rivestite lo stampo con carta forno.

Ribaltate l’impasto sulla spianatoia, lavoratelo di nuovo con le mani e stendetelo con il mattarello in un rettangolo di circa 50 x 40 cm, su cui spalmerete il burro alle erbe. A questo punto tagliate l’impasto per il lungo in cinque strisce. Ripiegate ogni striscia su se stessa a mo’ di fisarmonica, sistematele nello stampo in verticale e lasciate lievitare per circa 2 ore.

Preriscaldate il forno a 190 °C.
Infornate il pane in cassetta sul ripiano inferiore e cuocete per 45-50 minuti fino alla formazione di una bella crosticina; se necessario, coprite con un foglio di alluminio, per evitare che si scurisca troppo. Una volta cotto, estraetelo dallo stampo aiutandovi con i lembi della carta da forno. Potete gustarlo tiepido oppure freddo.

Pan di ramerino all’uvetta – viaggio in corriera

pan di ramerino

Ma il pan di ramerino cosa c’entra con me, nata e cresciuta in Calabria?

Da bambina trascorrevo lunghi periodi a Firenze, città di origine di mio padre, con i miei nonni.

Ogni tanto si andava in gita a trovare un loro parente, che risiedeva a Cecina e aveva due figlie più o meno della mia età. Vivevano in un casale di campagna e noi bimbe trascorrevamo il tempo arrampicandoci sugli alberi ed immaginando che ogni ramo fosse un cavallo, perché tutte e tre avevamo una grande passione per questi superbi animali.
Ogni ramo aveva quindi un nome, veniva curato, accarezzato, strigliato ed incitato a lunghe cavalcate su spiagge bianche, o spronato a vincere immaginarie gare di salto ad ostacoli sempre più alti.

Ovviamente io, che ero la più piccola, non vincevo mai. Però mi divertivo ugualmente e ci sarei andata sempre molto volentieri, se non fosse stato per il viaggio.
Stiamo parlando degli anni tra fine ’60 ed inizi ’70. Immaginate il percorso in treno da Firenze a Pisa cosa doveva essere… ma ancora lo sopportavo.

Poi, però, si prendeva la corriera per Cecina.
Arrivati all’incirca all’altezza di Rosignano, la mia pazienza di bambina aveva ormai abbondantemente valicato il limiti, ed iniziavo ad incapricciarmi alquanto. A quel punto mio nonno, approfittando della sosta, scendeva a prendermi una fetta di focaccia all’olio, oppure, quando lo trovava, un pan di ramerino all’uvetta.

Non si trovava sempre, il pan di ramerino, in quanto legato alla tradizione del giovedì santo. Però era talmente buono e apprezzato che veniva prodotto anche in altri periodi.

Ricordo perfettamente l’aroma che si sprigionava appena aprivo il panino , la maniacale precisione con cui selezionavo religiosamente ogni chicco di uvetta e lo mettevo da parte, la gioia che mi dava annusare ogni singolo boccone prima di assaporarlo ed il leggero gusto pungente che mi rimaneva in gola e che ammortizzavo con i chicchi di uvetta tenuti da parte.

Oggi ho voluto replicare quella ricetta. Purtroppo, mancano tanti particolari importanti, e rivivere appieno quei momenti è impossibile.

Però, chiudendo gli occhi e mordendo un panino, risento per un attimo il pizzicorino in gola, e non so dire se è il rosmarino, o la commozione del ricordo.

Ingredienti:

• 25 gr. (un cubetto) di lievito di birra fresco;
• 320 gr. di farina 00:
• 40 gr. di strutto;
• 40 ml. di olio di semi;
• Un uovo medio sbattuto:
• Qualche rametto di rosmarino;
• Mezzo cucchiaino di sale;
• Un cucchiaino di zucchero;
• Una manciata di uvetta sultanina ammollata in acqua tiepida e ben strizzata;

Soffriggete il rosmarino nell’olio, poi lasciatelo raffreddare e filtratelo.
Fate ammorbidire lo strutto lavorandolo con la forchetta.
Sciogliete il lievito con lo zucchero in poca acqua tiepida ed impastatelo con la farina e lo strutto.
Unite l’uovo sbattuto con il sale.
Aggiungete per ultimo l’olio.
Unite all’impasto l’uvetta e formate 5/6 panini.
Lasciateli lievitare coperti da uno strofinaccio, fino al raddoppio.
Infornateli a 170° per 15/20 minuti.

Trovate il pan di ramerino, insieme a tante altre ricette, curiosità e notizie, anche sulla pagina Facebook: EatParadeBlog

Confettura di fichi al rosmarino – pazza idea

Presentare una confettura di fichi

all’inizio di dicembre potrebbe sembrare “leggermente” fuori stagione. SE ci fosse una stagione. Una qualunque, purché definita e precisa.

Siamo in estate? A dicembre? Mi sta bene, i 24° si accordano con la media, la fragola che matura nel vaso sul balcone, il basilico rigoglioso e profumato. Ma che c’entra la nebbia mattutina? E la pioggerella uggiosa che non serve nemmeno a lavare la macchina? E i colori gialli, rossi, ocra delle foglie che mi cadono in testa mentre mi allungo a raccogliere le castagne? Dunque è autunno? Ma le rose in boccio e i germogli sulla mimosa mi parlano di primavera, mentre le vetrine dei negozi mi ricordano che tra poco è Natale.

Fatto sta che, in questa pazza stagione, che più pazza non si può, si trovano ancora i fichi. Gli ultimi? E chi può dirlo? Intanto, io ci preparo una confettura profumata ed aromatica, e chi mi ama mi segua, in questa pazza idea.

Ingredienti per 5/6 vasetti da 250 gr.:

  • 1 kg. di fichi bianchi (che poi sono verdi fuori e rosati dentro, ma si chiamano bianchi, chi sa mai perché)
  • 700 gr. di zucchero semolato
  • 2 rametti di rosmarino
  • un bicchierino di liquore all’anice

Sterilizzate vasetti e coperchi facendoli bollire in acqua per almeno 20 minuti.

Lavate i fichi, senza sbucciarli, togliete il picciolo e tagliateli in quattro.

Metteteli in una terrina capiente, cospargeteli con lo zucchero, coprite con pellicola trasparente e lasciate riposare in frigo per una notte.

Asportate gli aghi dai rametti di rosmarino e metteteli in un sacchettino di stoffa, o un infusore da tè.

Versate in una pentola i fichi con lo zucchero, aggiungete gli aghi di rosmarino ed un bicchiere di acqua e lasciate sobbollire, schiumando ogni tanto, per 30/40 minuti.

Fate questa prova: se un cucchiaino di confettura di fichi, posato un piattino inclinato scende molto lentamente, o addirittura si ferma, la confettura è pronta.

Togliete il rosmarino, versate il liquore, e date qualche colpo di mixer ad immersione (dipende da quanto vi piacciono i pezzetti nella confettura: io ne lascio sempre un bel po’).

Versate la confettura di fichi bollente nei vasetti, fino a un dito dal bordo, chiudete bene con il coperchio e metteteli a raffreddare capovolti.

Se non si dovesse formare il sottovuoto, potete riaprire il vasetto, riportare la confettura a bollore e provare con un altro.

Oppure, preparare dei biscotti!