Anatra glassata al sapore di bosco

Un petto di anatra con tutti i sapori del bosco.

L’anatra non è semplice da trattare, ha sempre un retrogusto leggermente selvatico, e la carne può risultare asciutta, se non è cotta al punto giusto.

Ma è proprio quel suo sentore forte ed aromatico che la rende adatta all’abbinamento con i gusti del bosco: dal miele di castagno ai funghi.

Sul Calendario del Cibo Italiano si parla della cucina dell’aia e direi che la nostra anatra ci sta proprio bene. Continua a leggere “Anatra glassata al sapore di bosco”

Costine di maiale in brodetto

 Sempre molto apprezzate, le costine di maiale (o puntine) sono il prolungamento delle costole del carré, che è la parte del maiale che va dalla settima costola fino quasi alla coda.

E proprio di costine di maiale si parla, tra le altre pregevoli parti di questo generoso animale, nel Calendario Italiano del Cibo di AIFB che dedica al maiale questa settimana.

Costine con la verza

Mentre il carré è un taglio pregiato e costoso, le costine sono considerate quasi uno scarto, un “cibo da poveri”.

In realtà, basta poco per gustare appieno il sapore dato dalla vicinanza con l’osso, senza dimenticare il piacere di mangiarli… direttamente con le mani!

Se poi si tratta di costine di suino nero di Calabria, la goduria è garantita.

Attenzione, però, che siano tagliate per il verso giusto, altrimenti si rischia che in cottura si stacchino piccole schegge d’osso, piuttosto pericolose! Rivolgetevi sempre a macellai competenti ed affidabili.

Occorrono:

  • 3/4 costine di suino Nero di Calabria a persona
  • un brodo di verdure miste (cipolla, carota, sedano, prezzemolo, porri, una patata piccola, altre verdure a piacere)
  • olio extravergine di oliva
  • sale

Pochissimi ingredienti per una preparazione ricca e saporita. Ciò che conta è la qualità della carne.

La preparazione è molto semplice: nell’olio si rosolano le costine.

Quando sono ben dorate da tutti i lati, si coprono con il brodo filtrato, si aggiunge il sale e si lascia cuocere fino a quando la carne inizia a staccarsi dall’osso.

Si frullano le verdure utilizzate per il brodo e tenute da parte e si aggiungono alle costine per cinque minuti.

Si servono le costine con il sughetto di verdure e una spolverata di pepe nero.

Un ottimo e tradizionale accompagnamento per le costine di maiale è il cavolo all’aceto.

Il cavolo cappuccio, (spesso confuso con la verza, che si distingue per la rugosità delle foglie), è un ortaggio che si può utilizzare per tantissime gustose ricette. Inoltre ha molti effetti benefici: contiene, tra l’altro, vitamina B1 e C, e sembra che sia di aiuto perfino nella prevenzione del cancro. Ecco un modo veloce per cucinarlo, che vale anche per la verza e che fa da ottimo accompagnamento al nostro piatto di costine.

Verza-stufata-allaceto

Ingredienti per un contorno per 4 persone:

  • un cavolo cappuccio da almeno 1/2 kg. (con la pulitura e la cottura si riduce molto),
  • olio evo,
  • un cucchiaio di strutto,
  • aglio,
  • sale,
  • pepe,
  • un bicchierino di aceto balsamico.

Dopo aver eliminato le foglie esterne ed il tronchetto interno, tagliate il cavolo a strisce e sciacquatelo bene in acqua corrente, togliendo le coste più grosse, che verranno tagliuzzate a pezzettini.

Sbollentatelo in acqua per una decina di minuti; nel frattempo fate soffriggere in un tegame capiente l’aglio nell’olio bollente con lo strutto, schiacciatelo e toglietelo.

Mettete ora nel tegame il cavolo a strisce, salate, pepate e aggiungete qualche mestolo dell’acqua di bollitura.

Coprite con il coperchio e lasciate stufare per 40 minuti, aggiungendo, se necessario, altra acqua.

L’acqua può essere sostituita da brodo di verdure: in questo caso non aggiungete il sale.

Versate il bicchierino di aceto e proseguite la cottura, senza coperchio, per altri 10 minuti.

 

Polpette di trota al finocchio selvatico

Le polpette di trota sono la mia proposta per la giornata nazionale della polpetta del calendario italiano del cibo di AIFB

Di questa giornata è ambasciatrice e portavoce Elena Castiglione, del blog Chezentity e le polpette di trota mi sembrano adattissime all’occasione.

Se ti capita di gironzolare sull’altopiano della Sila, scoprirai i suoi bellissimi laghi, ricchi di pesci e, in particolare, di trote lucenti.

Se poi passeggi tra radure e pendìi, trovi anche il finocchietto selvatico (‘i timpa) per insaporirle.

Ed ecco un secondo piatto molto semplice da realizzare, ma davvero saporito e soddisfacente.

Accompagnato da un piatto di verdure crude, o cotte, contiene tutto il necessario per un pasto completo ed equilibrato.

Ingredienti per 4 persone:

  • Due grosse trote (circa 600 gr. da pulite)
  • una noce di burro
  • qualche ciuffetto di finocchio selvatico + una manciata di semi
  • 1 panino morbido
  • 1 bicchiere di latte
  • 1 uovo
  • farina
  • sale, pepe, olio per friggere

Pulite le trote e tagliatele a dadini.

Passateli velocemente nel burro con il sale ed il pepe.

Ammollate il panino nel latte e strizzatelo bene.

Tritate il tutto nel mixer, poi aggiungete l’uovo sbattuto, il finocchietto tritato ed i semi.

Mettete in frigo per un’ora circa.

Riprendete l’impasto e formate le polpette, poi passatele nella farina.

Friggetele in olio caldo per 3/4 minuti, fino a doratura, poi scolatele su un foglio di carta assorbente.

Servite le polpette di trota spruzzate con succo di limone: è un consiglio da EatParade con gusto!

Pollo ripieno e legge di gravytà

Avete mai visto un pollo ripieno senza salsina di accompagnamento?

Ovviamente no, la salsina c’è sempre. E’ la legge di gravytà che impone questo tipo di presentazione, e il mancato adempimento implica severissime sanzioni, soprattutto se si partecipa all’MTChallenge.

Ma andiamo per ordine. Il mese scorso la sfida a colpi di croissant è stata vinta da Patrizia-lapossino-Malomo, del blog Andante con gusto che, fulminata sulla sua personale via di Damasco dalle saette abilmente scagliatee da Alessandra-VanPelt-lapossinopurelei-Gennaro, ha sadicamente deciso che la ricetta della nuova sfida sia il pollo ripieno.

Ci può stare. Siamo in MTC per imparare, no? E allora, vamos a disossar el pollo.

Ovviamente, il primo tentativo di pollo ripieno è uno scempio. Il volatile finisce in pezzi e per una settimana si mangia pollo lesso con maionese, insalata di pollo, cappelletti ripieni di pollo in brodo di pollo. Arrivati alle cosce di pollo al forno, il Doc brandisce un femore e minaccia di pugnalarmi se gli propino ancora quellarobalì.

Scoraggiata, ma non vinta, passo al galletto, male che vada lo rifilerò a mia madre che non mangia pollo, ma galletto si. Il primo fila via liscio, faccio le foto, ma mi accorgo di avere inciso il petto e non la spina dorsale. Lo porto a mia madre e ne compro un altro.

Il secondo è perfetto, incisione da chirurgo, cucitura che Aracne manco la vedo, ma toppo le foto. Lo mangio io e ne compro un altro.

In qualche modo riesco a ricavarne qualcosa da fotografare (che poi è quello che mi interessa), lo farcisco e lo cucio con gli attrezzi del mestiere del Doc che, essendo veterinario, è ago e filo munito. Però si rifiuta di aiutarmi (odio).

Insomma, recupero un mix delle foto degli interventi a pollo aperto, che non somigliano neppure lontanamente a quelle del post di Patrizia, o alla strepitosa infografica di Dani Pensacuoca, che trovate di seguito.

Però ho imparato una cosa nuova, MTC gratias.

A questo punto, mi accorgo del gravy, e mi prende lo sconforto. Dico “oddio, ci mancava pure questa”. Poi leggo la accuratissima descrizione di Maria Pia Bruscia  e tiro un sospiro di sollievo perché lo faccio sempre, con il fondo di cottura e qualche aggiunta. Bene.

Il primo galletto assorbe tutto e non resta fondo. Ma tanto, l’ho dato a mia madre.

Il secondo sa di bruciato. Ma tanto, lo mangio io.

Il terzo – finalmente – mi regala la soddisfazione di un bel sughetto saporito, di un gustoso ripieno, di una cottura perfetta e anche se si è aperto un po’ che fa? Copriamo con i fagioli, così nessuno lo nota.

Però, vipregovipregoviprego, per la prossima sfida facciamo il the? Almeno non mi pesa berlo tutti i giorni!

Galletto calabroamburghese ripieno di salsiccia di suino nero di Calabria, broccoli di rapa e caciocavallo silano DOP.

Pollo ripienoo

Per le delicate operazioni di disosso vi copio spudoratamente le indicazioni dal blog Andante con Gusto   (le foto sono mie).

  1. Prendete il vostro busto di pollo eviscerato, pulito e fiammato per eliminare eventuali residui di piume. Rinfreschiamo subito un po’ di anatomia andando a lussare entrambe le cosce. Con il busto del pollo dritto di fronte a voi, dovrete infilare il pollice della mano sinistra (se non siete mancini) nella cavità intestinale fino a toccare l’articolazione dell’anca. Con l’altra mano tirate indietro la coscia rompendo l’articolazione. Il femore deve uscire dalla cavità dell’anca. Fate la stessa cosa con l’altra coscia. 
  2. Dovete togliere la forcella dello sterno. E’ una delle operazioni più delicate: ruotate il pollo sempre in posizione supina, con il petto verso di voi. Spingete indietro delicatamente la pelle della cavità del collo. Toccate la polpa del petto intorno alla cavità e potrete percepire la forcella. Incidetela con la punta del coltello.
  3. Con il coltello raschiate la carne intorno alla forcella in modo da farla apparire, quindi con delicatezza recidetela al vertice con il trinciapollo, facendo attenzione a non bucare la pelle. 
  4. La forcella è libera anche se l’osso lungo è ancora all’interno e verrà eliminato successivamente.
  5. Adesso ruotate nuovamente il pollo e mettetelo con il petto a contatto con il tagliere. Tenetelo   schiacciato con una mano ed incidete nel centro della spina dorsale scendendo dal collo alla coda. Qui troverete resistenza all’inizio ma poi proseguendo sarà molto più agile. Aprite quindi il pollo a libro. Via via che procedete nel lavoro, asciugatevi bene le mani cercando di averle sempre prive di grasso che inevitabilmente potrebbe rilasciare il volatile. Il coltello deve essere sempre ben fermo nella vostra mano. 
  6. Procedendo dall’alto verso il basso e dalla colonna verso l’interno, fate scorrere la lama del coltello appoggiandola alla cassa toracica ed incidendo in profondità, cercando i raschiare bene la polpa dalle costole. Procedete con calma da una parte e poi dall’altra. 1
  7. A questo punto avrete quasi terminato la parte più difficile. La gabbia toracica sarà quasi completamente staccata dal petto. Resterà lo sterno che potrete sollevare e staccare dal basso verso l’alto. Una volta inciso nella lunghezza, si staccherà completamente il resto dell’ossatura. Toccate il bordo del petto all’altezza del collo ed eliminate la parte lunga della forcella sempre incidendo con la punta del coltello. Tenete la carcassa da parte. 
  8. Adesso grattate via la polpa dalle ossa delle anche e staccate l’osso dalla giuntura della coscia con il trinciapollo. L’osso lungo della coscia sarà invece lasciato al suo posto per mantenere una bella forma finale.
  9. Tagliate con il trinciapollo le ali all’altezza dell’articolazione. Quindi rimuovete il resto dell’ala in corrispondenza delle giunture. Spingete con il dito la pelle dell’ala all’interno della cavità che si sarà formata dopo l’eliminazione dell’osso.  
  10. Il vostro pollo è disossato. Palpate con le mani la carne di tutta la superficie per sentire se qualche piccola scheggia di osso sia rimasta ed eventualmente eliminatela. Procedete a stendere il ripieno con cura. 
  11. Sollevate i lati del volatile per richiuderlo, fate coinciderei lembi di pelle con grazia e procedete alla cucitura. Cominciate dal collo e scendete cucendo senza tirare troppo la pelle perché con la cottura, tenderà a gonfiarsi e ritirarsi con il rischio di spaccarsi e rovinare tutto il vostro paziente lavoro. Potete usare filo da cucina o filo di seta a vostro piacere. 

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E, se non vi è ancora del tutto chiaro, c’è anche la fantastica infografica di Dani del blog Acqua&Menta:

pollo disossato Model (1)

Per il ripieno mi sono tenuta, come faccio spesso, sulla “roba di casa”. Molto genuino, molto ruspante, molto calabrese. E anche veloce, perché con un’assenza prevista dal 16 al 25 ottobre non avrei molto tempo per disossare altro e quindi senonoraquando; no, non voglio saltare la sfida, e devo poter dire “io c’ero!”, anche se in  maniera molto frettolosa e scrausa.

  • una salsiccia fresca di suino nero di Calabria
  • 100 gr. di caciocavallo DOP semistagionato
  • 400 gr. di broccoli di rapa
  • due cucchiai di olio extravergine di oliva
  • due spicchi di aglio
  • un peperoncino piccante (se gradito)
  • un cucchiaino di sale
  • mezzo litro di brodo di pollo
  • 500 gr. di fagioli “Reginella gialla” di Cortale
  • qualche foglia di alloro, salvia, finocchietto selvatico e rosmarino
  • miele di castagno
  • una noce di burro

Soffriggere nell’olio caldo il peperoncino e l’aglio scamiciato.

Schiacciare il tutto con i rebbi di una forchetta e togliere dall’olio.

Sbriciolare nella padella la salsiccia.

Dopo dieci minuti aggiungere i broccoli puliti e tagliuzzati.

Dopo cinque minuti unire due mestoli d’acqua ed il sale, coprire e fare cuocere per un’ora circa.

Per togliere il gusto amarognolo dei broccoli, si possono precedentemente lessare per un quarto d’ora ed abbreviare i tempi di cottura in padella.

Tritare al mixer la salsiccia ed i broccoli ed unire il caciocavallo grattugiato.

Farcire il galletto, cucire i lembi di pelle, spennellarlo con miele di castagno e rosolarlo da tutti i lati in un tegame con olio, sale e rosmarino.

Cuocere in forno a 200° per 50 minuti bagnando di tanto in tanto con del brodo.

Togliere il galletto dalla teglia, avvolgerlo in carta d’alluminio e tenerlo da parte.

Raccogliere il fondo di cottura, compresi i residui eventualmente attaccati alla teglia, frullare con il minipimer, passare al setaccio ed aggiungere una noce di burro.

Togliere al galletto il filo utilizzato per cucirlo, tagliarlo a fette e cospargerlo con il gravy.

Nel frattempo, lessare i fagioli in abbondante acqua salata con alloro, salvia e finocchietto selvatico.

Scolarli, condirli con un filo di olio e servirli come contorno.

Pollo ripieno x FB

Con questa ricetta partecipo all’MTC n° 51 mtchallenge51b

Pescespada con broccoletti – la cottura sottovuoto

La cottura sottovuoto mi ha sempre incuriosita.

La seguo da anni, ma i miei esperimenti si sono limitati a ciò che si può realizzare in maniera casalinga ed approssimativa, con una macchinetta economica per il sottovuoto, i sacchetti di plastica ed un termometro.

Controllare costantemente la temperatura dell’acqua, oppure sperare che il forno non “sbalzi” troppo, non è esattamente la mia idea di precisione, ma di più non potevo fare.

Un piccolo passo avanti l’ho fatto quando ho scoperto che il Bimby mantiene la temperatura costante; purtroppo, però, il boccale è poco capiente.

Poi, un’amica mi ha parlato del suo nuovo acquisto: il sistema di cottura Alladin della Tecla. Mi sono sciroppata 300 chilometri, con la scusa di andarla a trovare, per il desiderio di sperimentare questo giocattolo di cui mi parlava tanto bene.

Ecco uno dei piatti che abbiamo preparato insieme:

Pescespada con broccoletti

Ingredienti :

  • un trancio di pescespada da 200 gr. circa a persona
  • 400 gr. di broccoletti
  • un trito di erba cipollina, timo, rosmarino, prezzemolo, peperoncino, sale, maggiorana, finocchietto selvatico

Per la salsina:

  • due cucchiai di olio di oliva extravergine
  • 3/4 acciughe sotto sale diliscate e ben risciacquate
  • una manciata di capperi sott’aceto
  • 10 olive nere diliscate

Disporre nella parte bassa del gastronorm i tranci di pescespada e cospargerli con il trito di erbe e sale.

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Collocare l’altra griglia più in alto e disporvi le cime di broccoletti, senza alcun condimento.

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Chiudere bene il coperchio, pressandolo lungo i bordi, ed applicare la pompa per il sottovuoto.

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Portare il forno (ventilato) a 140° e cuocere per 35 minuti. La temperatura interna non supererà gli 80°, per cui il liquidi contenuti negli alimenti saranno più che sufficienti ad evitare che brucino, o si attacchino.

Nel frattempo, frullare tutti insieme gli ingredienti per la salsina di accompagnamento.

Estrarre la teglia da forno, sollevare la valvola e… fatto! Incredibilmente e saporitamente pronto.

Il pescespada è rimasto morbidissimo e sa “di mare”, mentre i broccoletti sembravano praticamente intatti, come forma e colore, tant’è vero che credevamo fossero ancora crudi. Invece erano cotti a puntino. Un esperimento riuscito, devo farci un pensierino…

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Tagliata di manzo podolico, la virtù nel mezzo.

La tagliata di manzo è una di quelle preparazioni apparentemente semplici, ma in realtà, estremamente complesse.

Si fa presto a dire: prendo un bel pezzo di manzo, lo cuocio sulla piastra, 4/5 minuti per parte, et voilà. Già. Potrebbe anche andare bene, se siamo fortunati. Ma ci sono ampi margini di miglioramento.

Intanto, partiamo dal tipo di carne. Oggi parlo di podolica, ossia una razza bovina tipica dell’Italia meridionale, importata, probabilmente intorno al 500 a.C. dagli Unni, provenienti dalla Podolia, regione dell’Ucraina.

E’ una razza robusta e rustica, molto adattabile alle varie situazioni ambientali e pertanto allevata allo stato brado, senza forzature. In Calabria vi sono diversi allevamenti, principalmente sull’altopiano della Sila. La carne è particolare, dal gusto intenso, grazie all’alimentazione variata e variabile. Il tipo di pascolo rende il suo latte diverso dagli altri, tant’è che viene usato per la produzione del noto caciocavallo. Non subendo forzature o integrazioni alimentari, è una razza meno produttiva di altre, ma, proprio per questo, più rara e pregiata. In passato ha quasi rischiato l’estinzione, in quanto era sicuramente più economicamente favorevole l’allevamento di bovini sottoposti a regimi alimentari particolari per aumentare la produttività lattiera, o fornire carni tenere, poco grasse, dai sapori preselezionati.

Oggi c’è una riscoperta della genuinità, un desiderio di ritorno alla semplicità, ad un mondo in un certo senso “povero”, contadino, rurale, nel quale ogni cosa deve essere così come nasce, e c’è una generale riscoperta dei sapori e delle consistenze primigenie.

Così, bentornata carne podolica. Ed è proprio l’allevatore che mi suggerisce il pezzo più adatto per la mia tagliata. E mi spiega anche come prepararla. Ecco, tutto per voi:

  • un pezzo di controfiletto di manzo podolico da 700 gr. circa
  • una manciata di sale grosso
  • un misto di aromi tritati rigorosamente a mortaio, composto da: un cucchiaino di rosmarino, un cucchiaino di pepe misto (rosso, nero, verde), un pizzico di timo, un pizzico di maggiorana, mezzo cucchiaino di finocchietto selvatico (meglio se fiori secchi), 5/6 bacche di ginepro.
  • un cucchiaio di olio di oliva di prima spremitura
  • mezzo bicchiere di vino rosso corposo (Cirò DOC)

La carne deve essere a temperatura ambiente: toglietela dal frigo un’ora prima.

Bagnatela con il vino, rigirandola più volte nel contenitore.

Portate ad alta temperatura la griglia di ghisa per la cottura e cospargetene il fondo con il sale grosso: questo impedirà che la carne si attacchi al fondo. L’alta temperatura causerà la reazione di Maillard, sigillando all’interno i succhi che manterranno morbida la carne.

Cuocete il pezzo di carne 5/6 minuti per lato, rigirandolo una sola volta.

Controllate la temperatura della tagliata al cuore, con un termometro a sonda: intorno ai 50/55 gradi avremo una cottura al sangue, per chi la ama così. A 70° è stracotta, e ci sarà magari chi l’apprezza. A noi piace morbida e rosata, perché la virtù sta nel mezzo, per cui la porto a 60° (aumenterà ancora di un paio di gradi, anche a fiamma spenta).

Tagliata or

A questo punto spennellate la tagliata di manzo con l’olio, passatela nel trito di aromi ed avvolgetela in un foglio d’alluminio, tenendola in forno caldo.

Al momento di servirla, tagliatela in fette spesse un centimetro ed accompagnatela con insalata mista, funghi trifolati, o disponetela su un letto di rucola cospargendola con lamelle di tartufo.

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Salmone in sfoglia all’aroma di limone

Un trancio di salmone fresco in sfoglia ha sempre una marcia in più. Perché conserva, intatta, la sua morbidezza. Perché cuoce nei suoi stessi grassi, senza aggiungerne altri, ed hanno un altro sapore. Perché puoi aromatizzarlo a piacimento. Perché, se dedichi un po’ di cura alla chiusura della foglia (non come me, che andavo di corsa), è anche bello da presentare, tant’è che l’ho inserito nei menu di pesce degli “chef a domicilio”.

Salmone (1)

Insomma: vi consiglio vivamente di farlo, e qui ci sono ingredienti e procedimento:

  • 500 gr. di farina
  • 220 gr. di burro freddo di frigo
  • un cucchiaino di sale
  • acqua (se necessario)
  • 150 gr. di strutto
  • 4 tranci di salmone
  • Un misto di sale grosso, rosmarino, prezzemolo, ginepro, salvia, alloro, pepe rosato.

Tagliate il burro a pezzettini.

Impastate la farina con il burro ed il sale aggiungendo, se necessario, poca acqua fredda. Dovrete ottenere un impasto morbido ed elastico.

Stendete l’impasto a rettangolo e spennellatelo molto delicatamente con un terzo dello strutto.

Arrotolatelo a cilindro, stendetelo per il lungo con li mattarello, senza premere troppo e spennellate nuovamente di strutto.

Ripetete l’operazione per tre/quattro volte, poi mettete l’impasto in freezer per mezz’ora.

Tritate al mortaio le erbe con il sale ed il pepe, e cospargete i tranci di salmone. Salmone (3)

Dividete l’impasto in quattro pezzi e stendetelo piuttosto sottile.

Poggiate su ogni sfoglia un trancio di salmone e richiudetene i lembi, accavallandoli. Salmone (2)

Ponete i tranci di salmone in sfoglia su una teglia ricoperta da carta forno, con le chiusure in basso.

Bucherellate la sfoglia e  cospargeteli con scorza di limone grattugiata (solo la parte gialla).

Per facilitare l’operazione, ponete sulla grattugia un pezzo di carta forno, così non dovrete recuperare la scorza che si deposita negli spazi tra un dente e l’altro. Salmone (4)

Infornate a 200° per 45 minuti.

Volendo, potete aggiungere nella teglia della patate a tocchetti, passate in un misto di olio, sale, rosmarino ed origano.

Branzino al sale aromatico

Preparare il branzino al sale è davvero semplicissimo.

Basta un minimo di attenzione alla cottura, e si otterrà un piatto gustoso, aromatico e leggero. La crosta di sale mantiene intatta l’umidità propria del pesce, che cuocerà nei suoi stessi succhi, conservando inalterato il sapore del mare.

Il piatto può essere preparato anche con altri tipi di pesce (orata, dentice, trota) purché non troppo grandi.

Per il branzino al sale occorrono, per 4 persone:

  • 4 branzini piccoli (350/400 gr.) o 2 grandi;
  • 2 kg. di sale grosso (meglio se marino)
  • 2 albumi
  • un limone
  • quattro piccoli rametti di rosmarino
  • un trito di aromi composto da: un pizzico di pepe bianco, un pizzico di alloro, un pizzico di maggiorana, un pizzico di timo, un pizzico di salvia, un pizzico di prezzemolo, la buccia grattugiata del limone.

Squamate ed eviscerate i pesci.

All’interno di ognuno mettete due fette di limone ed un rametto di rosmarino.

Miscelate il sale grosso con il misto di aromi e gli albumi leggermente montati.

In una teglia dai bordi alti che contenga i pesci di misura, senza troppo spazio vuoto (eventualmente usatene due), spargete sul fondo una parte del sale, adagiatevi i pesci e ricopriteli con il resto del sale, pressando con le mani per compattarlo bene.

Branzino al sale 2

Cuocete in forno a 200° per mezz’ora circa, o comunque fino a quando la crosta di sale sarà dura e scurita.

Rompete la crosta e servite il branzino al sale con una dadolata di pomodorini freschi: sentirete che gusto!

Un’altra ricetta da EatParade!