Buccia di patata? Se è silana IGP, la mangiamo!

Quanta buccia di patata si spreca, ogni volta che prepariamo chips, gnocchi, gateaux e tortini?

In Sila, l’altopiano calabrese delle meraviglie, crescono patate talmente buone, che buttar via la buccia è un vero sacrilegio. Così, si è trovato il modo di utilizzare anche questi scarti.

Per cominciare, vi spiego perché la patata silana è IGP ed è speciale.

E’ l’unico prodotto definito di alta montagna coltivato nel centro del Mediterraneo.

Cresce ad oltre 1000 metri di altezza e la temperatura mai eccessivamente calda fa sì che il suo contenuto di amido sia superiore alla norma. Questo la rende più saporita e nutriente e maggiormente resistente alle lunghe cotture.

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Si conserva facilmente a lungo, in ambienti protetti da correnti e al riparo. dalla luce

Inoltre, il notevole sbalzo termico che subisce, ha reso nel tempo la sua buccia più spessa e quindi anche più resistente agli attacchi batterici.

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E qui veniamo al punto: una buccia così spessa, saporita e sana, perché sprecarla?

Ecco come la riutilizziamo qui, nel paese dei miracoli e del riciclo:

BUCCIA DI PATATA SILANA FRITTA AL MIELE:

  • bucce di patata silana IGP
  • olio extra vergine di oliva Brutio DOP
  • sale
  • miele di castagno (più deciso), o di acacia (più leggero)

Lavate bene le patate sotto l’acqua corrente ed asciugatele, prima di sbucciarle.

Lasciate poca polpa attaccata alla buccia.

Riducete le bucce in listarelle larghe circa un dito.

Preparate una bacinella con acqua e ghiaccio.

Portate a bollore dell’acqua salata ed immergetevi le bucce per 4/5 minuti.

Nel frattempo. scaldate in una padella abbondante olio.

Scolate le bucce con una schiumarola e tuffatele nell’acqua ghiacciata.

Immergetele immediatamente nell’olio bollente, senza asciugarle, per qualche minuto.

Scolatele su carta assorbente e servitele cosparse da un filo di miele.

Non riuscirete a farne più a meno. Ma fatelo solo con la patata silana IGP!

Sagra del fungo, delle mele e dell’allegria

 
Come tutti gli anni sta per iniziare, a Camigliatello Silano, la Sagra del Fungo.

E’ arrivata già alla 46° edizione, e riscuote sempre più successo, non solo tra gli amanti dei funghi, ma anche tra turisti e visitatori da tutte le parti d’Italia ed oltre, attirati dalla varietà di proposte gastronomiche e turistiche presenti nel corso dell’evento.

Tralasciando il discorso “funghi” puro e semplice (dalla mostra micologica agli incontri con gli esperti, al concorso, ce ne sarà per tutti i gusti), quest’ anno la Sagra si arricchisce di un angolo dedicato al divertimento benefico in tutti i sensi.

Di tutti gli eventi che ho organizzato, devo dire che è quello che mi ha coinvolto di più. Di certo, l’esperienza mi sta arricchendo di valori e nozioni importanti.

Insieme alla mia generosa e disponibile, nonché bravissima collega foodblogger Maria Grazia Montaldista, di “Un tavolo per quattro“, avremo un settore tutto nostro, nel quale presenteremo i dolci preparati con le mele dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e gli stuzzichini dell’Associazione “Gli altri siamo noi“, che si occupa dei ragazzi affetti da sindrome di Down.

Imperdibile la lezione di pasta al ferretto, le rose di sfoglia, i salatini al formaggio e l’intervento del cantante cosentino Mario Gualtieri.

Importantissimo l’appoggio mediatico di Ristoworld Italy, partner della manifestazione e degli chef di “CookingSoon“.

Insomma, è un’occasione da non perdere per vedere, assaporare, scoprire, imparare qualcosa in più del nostro amatissimo altopiano calabrese, ma, soprattutto, la possibilità di aiutare persone meravigliose che dedicano la loro vita a fare del bene.

Venite ad acquistare le mele dell’AISM ed i prodotti dei ragazzi di “Gli altri siamo noi”: io e Maria Grazia vi daremo dei suggerimenti sul modo di utilizzarli!

Facciamo del bene per stare bene!

Tessuti d’arte della Sila – eccellenze locali

Si, perché l’altopiano silano è ricco di eccellenze, da quelle gastronomiche a quelle territoriali a quelle artigianali, tra cui i magnifici tessuti d’arte di Longobucco.

Il paese di Longobucco, 3.500 abitanti, si trova nella parte orientale del Parco Nazionale della Sila, dove la Sila da “Grande” diventa “Greca” per la vicinanza con il cuore della civiltà grecanica calabrese, a circa 800 mt. di altezza. E’ attraversato dal torrente Macrocioli, il cui nome deriva dal greco bizantino makrokoilos, che significa “lunga cavità”. Tradotto in latino diventa “longa bucca”, da cui il nome del paese.

Avete presente Rosalba Forciniti, la judoka bronzo olimpico nel 2012? Ecco, è nata qui. Ma non è l’unica peculiarità di questo paese, raggiungibile solo attraverso strade impervie e tortuose, per cui si è conservato intatto nel tempo e noto solo agli intenditori; qui si trova la bellissima “Bottega d’Arte” del cav. Mario Celestino, dove sono esposti i meravigliosi tessuti tipici della zona, evoluzione del laboratorio d’arte tessile del padre, il Maestro Eugenio, dove si creavano arazzi pregiati e corredi di lusso.

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Tessuti spettacolari che ritroviamo anche nel punto vendita di Camigliatello Silano, sul corso principale, ed è qui che incontriamo la sig.ra Gina Celestino, moglie del cav. Mario, che in una bellissima video-intervista ci delizia con la storia dei tessuti di cotone, lana e seta, ci parla del significato dei ricami, e soprattutto ci racconta di come un tempo la ginestra fosse usata per realizzare stoffe che addirittura furono proposte al duce Benito Mussolini per le divise dei militari. Alla fine si optò per il sardo orbace, ma la produzione di tessuti di ginestra proseguì ancora per lungo tempo.

Oggi c’è una riscoperta di queste belle antiche tradizioni, e l’Università della Calabria sta effettuando una serie di studi per riportare in auge queste lavorazioni, con l’ideazione di macchinari che possano agevolare la raccolta di questo resistente arbusto.

tessuti telaio

Ma Longobucco, come tutti i centri della Calabria, Regione dove la gastronomia è regina, ha anche le sue ricette particolari: un esempio per tutti è “U sacchiettu”.

Dal sito “FondazioneSlowFood.com” leggiamo:

Il sacchetto di Longobucco è tradizionalmente consumato a fette, accompagnato da contorni tipici della Sila Greca, come i funghi sott’olio, gli ortaggi al vapore o i legumi. Il salume presenta una carne compatta, dai colori più o meno vivaci, ed è delicatamente profumato. Per preparare il sacchetto, si prende la zampa anteriore del maiale, fra il piede e la coscia e si estrae tutto il muscolo lasciando intatta la cotenna; si taglia il muscolo a pezzetti, poi si cosparge di sale e di pepe nero in grani; si rimette quindi l’impasto nella cotenna e si cuce la stessa con spago da cucina, sia nella parte inferiore che in quella superiore; per effettuare la cucitura malgrado la consistenza coriacea della cotenna, si può usare il punteruolo del calzolaio. Si cuoce poi il sacchetto nella stessa pentola usata per le ‘frittole’ del maiale (nome locale per indicare i ciccioli); dopo circa tre ore di cottura, il salume è scolato e posizionato ancora tiepido in un vaso di terracotta, in cui si versa il grasso ristretto ricavato dalla cottura delle frittole; così preparato il sacchetto può riposare per un mese in un ambiente asciutto e fresco. Il sacchetto di Longobucco è oggi preparato da un’unica produttrice, che ha ereditato la ricetta dai genitori e dai nonni. Questo sapere rischia di perdersi nei prossimi anni. La preparazione è artigianale e il prodotto non è attualmente in vendita.

terrejonicosilane.it
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Vero, non è in vendita, ma chi come me ama la Sila e la percorre in lungo e in largo, ha avuto la rara fortuna di assaggiarlo. Che dire? Un “sacchiettu” e un arazzo del cav. Celestino regalano attimi di pura estasi.